sabato 29 settembre 2018

Praticamente viviamo in una economia criminale.

Praticamente viviamo in una economia criminale fondata saldamente ed essenzialmente: 
1) sul rapporto perverso tra credito/debito, che vede le banche e i grandi istituti finanziari seduti stabilmente al centro del tavolo a fare da mazziere; 
2) sul mercato petrolifero e su quello automobilistico, che impongono entrambi il mancato sviluppo dei mezzi di trasporto collettivi e pubblici (soprattutto treni e autobus) perché ne danneggerebbero i profitti limitandoli se i trasporti fossero efficienti; 
3) sui grandi investimenti multinazionali che dettano le leggi della globalizzazione, fanno strame delle economie nazionali e, in più, impongono il loro prezzo del lavoro, sempre più basso e competitivo;
4) sui potentati economici e sui tycoons, di cui nemmeno si conosce il nome o la faccia, ma che hanno in mano la gran parte delle fabbriche mondiali di soldi;
5) sulle multinazionali dei metalli e dei diamanti che non sono altro che i neo-colonialisti moderni;
6) sui super-capitalisti delle comunicazioni, del web e dell'e-commerce mondiale, tutti grandi evasori multinazionali:
7) sulle lobby potentissime e criptate alla pubblica opinione che dettano i tempi dei parlamenti nazionali:

8) sui mezzi di comunicazione di massa televisivi e di carta stampata detenuti tutti indistintamente dai capitalisti che dettano i tempi della nostra vita e indirizzano le nostre opinioni.
Da tutto ciò risulta chiaro e logico che, quando si vara un DEF come l'ultimo varato dal governo attuale, nel quale si mette l'uomo della strada al centro degli interessi economici e non i soldi, e contemporaneamente si ignorano, invece, gli interessi dei grandi potentati, ci si debba aspettare una levata di scudi da parte da parte dell'establishment interessato solo a mantenere immutato lo status quo politico-economico.
Questo in due parole, il drammatico quadro, tagliato con l'accetta ma reale, nel quale si vara un DEF contro il quale i massimi vertici europei tuonano e imprecano, delineando scenari da day after. Un day after che la Grecia, solo per fare un esempio, ha già vissuto, solo per aver dovuto rispettare quei parametri imposti dall'Europa e dalla trojka. I poveri non li crea il PDF; i poveri li crea il rigore da aparatchik dei parametri europei. Lo sviluppo non lo crea l'Europa; lo sviluppo possiamo solo crearlo noi scelte coraggiose.
“L’obiettivo di deficit al 2,4% del Pil per il triennio 2019-2021 è necessario e coraggioso, quindi pericoloso, come evidenzia la prevedibile e prevista agitazione dei mercati. I grandi interessi interni e esterni colpiti reagiscono. Si apre un’inedita partita. Finalmente, ritorna il primato della politica sull’economia, condizione necessaria, ma non sufficiente, dati i rapporti di forza, al primato della sovranità costituzionale.” Ha detto Stefano Fassina, ex-sottosegretario all'economia ed ex-PD.





P.S. E noi? Noi siamo la ciccia che vine messa nel tritacrane per farne hamburgher o salsicce che l'economia mastica, digerisce e defeca. 
Noi siamo la carne da macello che resta intrappolata sotto i ponti che crollano, che s'ammala per le scorie chimiche messe proditoriamente nei cibi, che muore sotto le macerie dei terremoti e nei disastri aerei. 
Noi siamo quelli che muoiono negli ospedali o negli incidenti stradali e che vengono rimpiazzati subito da altra carne fresca.
Noi siamo quelli spremuti come limoni per fargli pagare anche l'ultima lira di tasse sui magri guadagni che, a stento, bastano per tirare avanti e far crescere la propria famiglia.