Il mio paese, il paese dove sono nato vivo e lavoro si chiama Coreno Ausonio.
Ausonio, in verità fu aggiunto dopo, verso la metà dell'800, prima era solo Coreno.
Probabilmente l'aggettivo fu aggiunto per dire che fu fondato alle pendici dei monti Ausoni, oppure per significare che l'antico popolo che abitava quelle terre erano gli Ausoni, dai quali derivarono gli Aurunci, anche loro ...bei monti, oppure per differenziarlo da qualche altro Coreno che sta in altre parti d'Italia, ma che io non ho mai trovato.
Oppure, secondo i più maliziosi tra gli abitanti della vicina Ausonia, antica Fratte, dal latino Fractae, che significa bosco atro (nome che sembra estratto dalla saga di Tolkien), per significare che il paese nacque da una loro costola, quando alcuni pastori frattesi, appunto, nel lontano medio-evo, in cerca di pascoli migliori per i loro greggi, si spostarono più a monte, fondando così il piccolo villaggio di Coreno.
Che sia ammetta oppure no la sua nascita da una costola di Fratte bisogna anche ammettere che, storicamente, se ne emancipò nel lontano 17° secolo.
Il problema, comunque, non sarebbe nemmeno l'aggettivo Ausonio, del quale, viste anche le annose polemiche, era meglio fare a meno; il vero problema è il nome, anzi il toponimo: Coreno.
Anzi, il vero problema è accertare da dove derivi? Qual'è il suo vero significato.
Ci sono due tre, o anche quattro, scuole di pensiero.
Una, affascinante, farebbe risalire il toponimo Coreno dal nome Kore (dea greca degli inferi) e Janus (della dea feritilità).
Ma io, modestamente, considero questa ipotesi altamente improbabile, perchè più adatta a spiegare, semmai, il toponimo di una vicina frazione di Ausonia: Correano.
La seconda e terza opinione, lo deriverebbe dal latino Corenius, nome proprio di persona.
Un antico abitante, o anche un'antica famiglia ausona o aurunca.
Ma questo, a sua volta, deriverebbe direttamente o indirettamente, dall'ancora più lontano korine(m) o korune, la clava di Ercole.
A tale proposito si racconta che le fondamenta e i resti di un magnifico tempio in pietra locale dedicato proprio al semi-dio greco Eracle, venerato in zona dagli antichi abitanti pagani, siano stati rinvenuti abbastanza recentemente e poi persi di nuovo, a poca distanza dal centro abitato, e più esattamente nelle campagne di Coreno.
La terza, comunque ugualmente valida e, pertanto, va opportunamente ricordata, farebbe derivare il nome Coreno dal greco: kora+oinou, regione o terra del vino.
E bisogna ammettere che anche questa ipotesi è molto suggestiva, anzi, fino a qualche tempo fa era la più accreditata.
Ed era anche quella che piaceva di più al più famoso storico corenese Don Giuseppe La Valle.
Tuttavia, anche se le numerose coltivazioni di viti presenti sul suo territorio, oggi tutte o quasi in completo stato di abbandono, farebbero supporre che veramente Coreno Ausonio, anzi Coreno e basta, potesse essere la terra del buon vino Falerno o Cecubo, a complicare notevolmente le cose ci si è messo il mio amico enologo autoctono Davide Biagiotti, il quale nella sua tesi di laurea ha sviluppato una teoria assai realistica e molto ben documentata che escluderebbe il significato più probabile di: terra del vino.
Nella sua tesi si legge infatti che le fertili e numerose coltivazioni di uva derivante dal vitigno abbuoto, dalla cui lavorazione, dai tempi degli antichi romani, quindi ab ovo, si produrrebbero i vini citati, Cecubo e Falerno, erano tutte posizionate lungo la linea costiera, pertanto non oltre qualche centinaio di metri dal mare, lungo la fascia che va da S.Felice al Circeo fino a Scauri, quella coincidente, per intenderci, con la cd. Riviera di Ulisse.
Mentre, nel contempo non c'è traccia di tali coltivazioni nell'entroterra, sul territorio più collinoso dell'attuale Coreno, che dista in linea retta almeno sei o sette chilometri dal mare.
Come dire: in vino veritas.
E così, ai corenesi che, come me, volessero risolvere il problema del significato e della derivazione del nome del loro paese non resta che mettersi alla ricerca di quel famoso Corenius da cui tutto ebbe inizio o, in via subordinata, cercare tra sassi e cespugli le vestigia di quel tempio fantasma di cui tutti parlano, ma che nessuno ha mai visto.
smr
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