Una volta a Napoli, inizialmente solo nel rione Sanità, poi anche negli altri quartieri del centro, quando uno era allegro, perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare un caffè al barista ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente che, ovviamente, il più delle volte gli era sconosciuto.
Il barista avrebbe provveduto, in seguito, ad offrire gratuitamente il caffè ad un anonimo, ignaro e soddisfatto avventore.
La tradizione di questo gesto nobile, che fu chiamata "caffè sospeso", prese piede negli anni e si affermò, arrivando intatta fino ai nostri giorni.
Ancora oggi a Napoli, in molti bar storici del centro, vige la consuetudine di pagare al barista due caffè: consumando uno per sé e lasciando l'altro "sospeso", perché venga consumato, dallo sconosciuto, che arriverà al bancone dopo di noi.
Il caffè sospeso era ed è considerato un gesto nobile e altruistico; un modo come un altro per lasciare, non solo il caffè, ma anche un po' di zucchero, quindi di dolce, all'umanità che sta fuori di noi.
Allora sarebbe bene che questa bella e nobile tradizione si "sdoppiasse"; che s'iniziasse anche la tradizione del... "sorriso sospeso".
Che tra l'altro non costa nemmeno l'euro del caffè, anzi non costa niente, anzi è completamente gratuito e, soprattutto, potrebbe essere contagioso.
La mattina, quindi, quando usciamo di casa cominciamo a lasciare in giro, alla gente intorno a noi sorrisi, e non solo uno, ma anche più di uno: una raffica di sorrisi, all'indirizzo di tutte le persone che incontriamo per strada, e che, per lo più, ci sono sconosciute.
Sarà cura delle persone che hanno ricevuto i nostri sorrisi di tenerne uno per sé e di provvedere a distribuire gli altri a quelli che incontreranno per strada.
Noi rendiamo, con un sorriso, la vita dolce all'umanità che sta fuori di noi.
Così faranno anche i nostri simili.
E, insieme, aspettiamo che quel sorriso venga ricambiato.
In fondo basta poco.
Basta solo un... sorriso sospeso.
E costa meno di un caffè... sospeso.
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