E' il mio terzo libro da ...Paesologo per caso.
Ed è il ...Diario in libertà tra una gita e l'altra
in alcuni paesi delle province
di Latina e di Frosinone.
http://www.lulu.com/shop/salvatore-m-ruggiero/paesologo-per-caso/paperback/product-21071683.html
mercoledì 19 giugno 2013
lunedì 10 giugno 2013
Notizie dal paese della ... Lattaia.
Oggi è accaduto un fatto straordinario. Ve lo racconto.
Avevo appena aperto il negozio, entra un signore che conosco per canbiare la pila all'orologio. Mentre eseguo il lavoro parliamo un po' del più e del meno. Conoscendomi per uno interessato alle questioni amministrative il discorso finisce sul piano di recupero del centro storico.
E' polemico e mi fa: "Ma come... stanno facendo la ristrutturazione dei Curti e invece di portare alla luce le pietre delle facciate le facciate le stanno intonacando?"
Gli ripondo: "Io mi occupo di paesologia, e queste cose le ho scritte anche sul mio libro. Ne parlerò al sindaco. Adesso ascolta quello che ho da dirti, anzi da leggerti."
Poi prendo il mio libro e inizio a leggere dalla mia presentazione.
"Vivo in un paese brutto. Brutto, perché maltenuto; brutto, perché cresciuto disordinatamente - senza armonia; brutto, perché disseminato di case senza facciata; brutto, perché zeppo di stabili fatiscenti coi muri crepati. E’ un vero peccato! Perché di sicuro non è stato sempre così. Un difetto di senso estetico, poco meno che generale, l’ha reso brutto; il disinteresse, l’egoismo e la sciatteria, di chi lo ha amministrato per anni e della sua gente, hanno fatto il resto. Io penso che alla sua nascita - mille anni fa - fosse molto diverso da com’è adesso. Anzi, sicuramente era diverso. Sicuramente era migliore. E, a suo modo, doveva pure essere bello. Posso immaginare com’era - senza sforzo. Se chiudo gli occhi le vedo ancora le sue case basse: paiono reggersi lungo il pendio scosceso, puntellate nella terra e nei sassi. Sembrano gatti che si reggono sul sofà con gli artigli ficcati nello schienale. Sono addossate, appiccicate una sull’altra, a modellare i minuscoli, caratteristici borghi, stipati di portici archi e loggiati, che conservano ancora il nome degli edificatori primordiali. Tutte di pietra viva e malta impastata a colpi di badile; tutte coi serramenti di quercia laccati al naturale. Li vedo ancora i suoi tetti coperti di coppi fatti a mano: tutti uguali nella forma, tutti diversi nei colori, estratti a caso dall’impasto di terracotta. Le vedo ancora le sue macere di pietra a segnare i confini delle proprietà - fuori del centro abitato e anche dentro. Appena spaccate, le pietre sono di un bianco abbagliante, quasi lunare; poi, col tempo, diventano grigie - per accompagnarsi meglio alla tristezza del paesaggio circostante."
E per tutta risposta, quello entusiasta: "Ma questa è poesia!, Ma come lo hai dipinto bene. Lo voglio, lo voglio. Questo libro lo compro, voglio tenerlo a casa e conservarne una copia."
Lo paga, lo prende e fa per andarsene. Fa appena qualche metro e torna indietro, e con voce quasi commossa: "Ma, se tu hai questo dono, devi sfruttarlo meglio: scrivi ancora, scrivi molto, mi raccomando!"
Mi schermisco, ovviamente, per modestia, e mentre si accomiata mi commuovo anch'io: quella cosa della poesia è la stessa che mi disse il mio amico critico Roberto, morto di recente, la sera della presentazione a Coreno: "...Queste frasi hanno la cadenza della poesia!"
Da due anni silenziosa mi rimbomba in testa, Antonio l'ha risvegliata.
Avevo appena aperto il negozio, entra un signore che conosco per canbiare la pila all'orologio. Mentre eseguo il lavoro parliamo un po' del più e del meno. Conoscendomi per uno interessato alle questioni amministrative il discorso finisce sul piano di recupero del centro storico.
E' polemico e mi fa: "Ma come... stanno facendo la ristrutturazione dei Curti e invece di portare alla luce le pietre delle facciate le facciate le stanno intonacando?"
Gli ripondo: "Io mi occupo di paesologia, e queste cose le ho scritte anche sul mio libro. Ne parlerò al sindaco. Adesso ascolta quello che ho da dirti, anzi da leggerti."
Poi prendo il mio libro e inizio a leggere dalla mia presentazione.
"Vivo in un paese brutto. Brutto, perché maltenuto; brutto, perché cresciuto disordinatamente - senza armonia; brutto, perché disseminato di case senza facciata; brutto, perché zeppo di stabili fatiscenti coi muri crepati. E’ un vero peccato! Perché di sicuro non è stato sempre così. Un difetto di senso estetico, poco meno che generale, l’ha reso brutto; il disinteresse, l’egoismo e la sciatteria, di chi lo ha amministrato per anni e della sua gente, hanno fatto il resto. Io penso che alla sua nascita - mille anni fa - fosse molto diverso da com’è adesso. Anzi, sicuramente era diverso. Sicuramente era migliore. E, a suo modo, doveva pure essere bello. Posso immaginare com’era - senza sforzo. Se chiudo gli occhi le vedo ancora le sue case basse: paiono reggersi lungo il pendio scosceso, puntellate nella terra e nei sassi. Sembrano gatti che si reggono sul sofà con gli artigli ficcati nello schienale. Sono addossate, appiccicate una sull’altra, a modellare i minuscoli, caratteristici borghi, stipati di portici archi e loggiati, che conservano ancora il nome degli edificatori primordiali. Tutte di pietra viva e malta impastata a colpi di badile; tutte coi serramenti di quercia laccati al naturale. Li vedo ancora i suoi tetti coperti di coppi fatti a mano: tutti uguali nella forma, tutti diversi nei colori, estratti a caso dall’impasto di terracotta. Le vedo ancora le sue macere di pietra a segnare i confini delle proprietà - fuori del centro abitato e anche dentro. Appena spaccate, le pietre sono di un bianco abbagliante, quasi lunare; poi, col tempo, diventano grigie - per accompagnarsi meglio alla tristezza del paesaggio circostante."
E per tutta risposta, quello entusiasta: "Ma questa è poesia!, Ma come lo hai dipinto bene. Lo voglio, lo voglio. Questo libro lo compro, voglio tenerlo a casa e conservarne una copia."
Lo paga, lo prende e fa per andarsene. Fa appena qualche metro e torna indietro, e con voce quasi commossa: "Ma, se tu hai questo dono, devi sfruttarlo meglio: scrivi ancora, scrivi molto, mi raccomando!"
Mi schermisco, ovviamente, per modestia, e mentre si accomiata mi commuovo anch'io: quella cosa della poesia è la stessa che mi disse il mio amico critico Roberto, morto di recente, la sera della presentazione a Coreno: "...Queste frasi hanno la cadenza della poesia!"
Da due anni silenziosa mi rimbomba in testa, Antonio l'ha risvegliata.
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