Di questi tempi, esattamente il 16 gennaio di 50 anni fa, Jan Palach si dava fuoco. Il 19 gennaio moriva. E' stato un patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese. Avevo meno di 12 anni fui traumatizzato dal suo gesto estremo. Divenne il mio eroe.
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Metto qui un ricordo estratto dal mio libro:
Passeggiate nella memoria profonda di un ragazzo di paese.
"Jan Palach era un giovane studente universitario ceco che, nel 1979, si diede fuoco in Piazza Venceslao, per protestare contro l'invasione dei carri armati, ordinata dal partito comunista sovietico, per neutralizzare la Primavera Praghese di Dubceck. Morì tra atroci sofferenze, qualche giorno dopo, nella camera d'ospedale, dove i medici avevano tentato invano di curarlo dalle tremende ustioni. Per me, che ero appena dodicenne, fu un eroe e un esempio universale di libertà, di idealismo, anticomunismo e di opposizione intransigente alle tirannie. Nel 1990, l'anno in cui morì mio padre, ero a pranzo a casa del segretario provinciale della DC, il quale mi disse che i quadri del movimento giovanile, invece della solita festa nazionale, stavano organizzando un Festival itinerante, una cavalcata in tre capitali europee dell'Est, Budapest, Praga e Varsavia. Lo avrebbero chiamato Giò-Freedom '90. Mi disse che per il mio impegno mi ero meritato quel viaggio e, che nonostante la mia età, avanzata rispetto alla media dei partecipanti, forse mi avrebbero permesso di partecipare. Dato che non era gratuito, ma si doveva pagare una quota abbastanza alta, ritenni che non avrei rubato il posto a nessuno più meritevole. Così il I° Ottobre, io, la mia fidanzata, mia sorella e il suo fidanzato, partimmo da Bologna con seicentocinquanta giovani democristiani, a bordo di sedici pullman. Facevamo parte della delegazione ciociara. Quando il tour fece tappa a Praga, il nostro gruppo, che era alloggiato in un albergo che affacciava sulla Piazza Venceslao, decise di portare un fiore al mausoleo del giovane dissidente. Lo vedevamo dalle finestre delle nostre camere. In una grigia e fredda mattinata praghese, il nostro piccolo corteo si mosse verso la sobria tomba, praticamente una croce di ferro, ficcata nel terreno. Deponemmo per terra, commossi e silenziosi, un mazzo di fiori e una preghiera firmata da tutti noi del MG-DC di Frosinone. Naturalmente non sapevamo che era prevista una visita e una celebrazione ufficiale alla tomba dell'intero stato maggiore del Giò-Freedom '90. Quando, nel primo pomeriggio, tutti si trovarono nei pressi del mausoleo per la messa, furono stupiti e commossi di trovarsi davanti la nostra pur modesta ma significativa testimonianza. A cena tutti si congratularono con noi, per il nostro gesto e per la nostra sensibilità tutta ciociara. Quando tornai in paese feci fare dal fotografo una gigantografia del mausoleo di Jan Palach e la donai, incorniciata, alla sezione della DC della quale ero segretario. Lo sarei stato ancora per poco. Dopo un periodo pieno di dissidi, discussioni e litigi, nel 1994 si consumò la mia rottura con tutti i maggiorenti locali del partito e ne uscii facendo anche un po’ di baccano. Non entrai più nella sezione della DC di Via Manzoni, per almeno una dozzina d'anni. Quando lo rifeci, un pomeriggio che per caso passavo di là, fui invitato da un amico che, evidentemente, era più devoto alla nostra amicizia che al partito. Cercai subito la mia foto, nel punto in cui io stesso l'avevo attaccata al muro. Al suo posto trovai uno grosso scaffale. Dietro, accuratamente ma anche improvvidamente coperta, giaceva, tristemente nascosta, la cornice a tutta luce, con la mia foto. Ma la mano ignota che l'aveva coperta, intendeva soltanto fare uno sgarro al segretario empio o semplicemente non conosceva la figura di Jan Palach, né la sua storia e nemmeno la grande Storia del Mondo? Una irriverenza nei confronti di un segretario eretico sarebbe pure umana, quindi, perdonabile; ma l'ignoranza della Storia e la misconoscenza di un eroe moderno - quella no - quella è ingiustificabile!"
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