''Il racconto breve della donna che mesceva il latte'' e' uno dei miei primi racconti, ed e' stato inserito prima nel mio primo libro, che e' anche la mia prima raccolta, pubblicato in due edizioni con due editori diversi, ''Le Stagioni della Lattaia'', e di cui costituisce una parte del sottotitolo, poi anche nell'altra raccolta ''Storie vere di Briganti Ciociari ed altri racconti''.
''Il racconto breve della donna che mesceva il latte''.
Ne pubblico qui l'incipit, un piccolo assaggio.
Ne pubblico qui l'incipit, un piccolo assaggio.
''Intorno ai dieci anni, quando ormai si è alle soglie dell’adolescenza
e per questo motivo si dovrebbe cominciare a riflettere giudiziosamente a cosa
fare della propria vita, io ho iniziato, invece, a coltivare una concezione
ludica dell’esistenza, che peraltro ancora considero preziosa. Al punto che -
per quanto non sia stata impresa facile - ho voluto conservarla, anche
crescendo. Convinto come sono che possa aiutarmi a sopravvivere meglio. Tutto sommato,
e fatta eccezione dei piccoli grandi problemi che si patiscono a quella età
delicata, potevo considerarmi un bambino fortunato, disimpegnato come ero e
sollevato da qualsivoglia onere - specie durante le vacanze estive, quando non
avevo nemmeno la seccante incombenza della scuola. Nei fatti, andare a prendere
il latte da una signora che abitava poco lontano da casa nostra era l’unico
incarico che i miei genitori mi affidavano. Mi troverei di sicuro d'accordo con
quei lettori, che dovessero considerarlo un impegno di responsabilità assai
relativa. La donna di cui riferirò è ancora in vita, ma s’è
fatta assai anziana. Ancora l’incontro, ogni tanto. Il marito è morto. I figli
sono tutti sciamati per il mondo. Non penso che, rimasta sola, abiti ancora la
vecchia casa dove andavo da piccolo a prendere il latte. Né, tanto meno, che
ancora tiri su le numerose bestiole che allora possedeva. Tranne un grasso
gatto tigrato, che se ne andava in giro annoiato per la casa e nei dintorni,
non aveva altri animali d’affezione. Allevava, invece, per il suo personale
tornaconto, una grande quantità di bestiole domestiche di piccola taglia, che
lasciava libere di razzolare in cortile e un paio di grosse mucche da latte,
che stavano al pascolo tutto il giorno. Ritirava le mucche solo nel tardo
pomeriggio, ricoverandole per la notte nella stalla che aveva ricavato da un
seminterrato sotto casa sua. Come avevano raggiunto il loro riparo si
preoccupava che fossero munte, immediatamente. Ne aveva ben donde, perché da
quella mungitura quotidiana, rigorosamente manuale, non ricavava mai meno di
due grossi secchi colmi di buon latte fresco - trenta o quaranta litri di
liquido bianco, grasso e spumoso ogni giorno. Di quella enorme quantità
conservava per le sue esigenze solo una minima parte. Quasi tutto il latte era
stato destinato, infatti, a clienti abituali, scelti accuratamente tra i suoi
conoscenti che fossero disposti ad accaparrarselo pagandolo con moneta sonante.
Quella donna, oltre ad essere una economa esemplare era anche venale quanto
bastava e da quella vendita riusciva a trarre un discreto reddito. Così si
adoperava perché una tale risorsa in denaro, modesta ma costante, risultasse
molto più utile del latte, alla sua famiglia - resa numerosa da una vera frotta
di figli. La sua era, infatti, una famiglia traboccante. Tutti assieme,
genitori e figli, costituivano un clan. Erano una vera tribù, come, per fortuna
o sfortuna, oggi non si vedono più in giro tanto facilmente. Sarebbe un vero
problema riuscire ad accudir le con la stessa apparente leggerezza. Mentre, con
esigenze modeste e qualche ragionevole e più che salutare rinuncia, a quei
tempi sembrava che anche una famiglia numerosa come quella si sostentasse
praticamente da sola. Sebbene – ci sarebbe da aggiungere - le tentazioni di
allora non erano quelle di adesso. Non ricordo se i figli fossero nove, dieci,
o addirittura di più. Tutti minorenni. Tutti sotto i venti anni. In pratica ne
aveva sfornato uno ogni trenta mesi, in meno di un paio di dozzine di anni.''
smr
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