metto qui un lungo brano tratto dal prologo del mio nuovo libro:
DI STREGHE E DI JANARE
Le streghe popolano le notti insonni di tutti i bambini del
mondo. Da tempo immemorabile rappresentano lo spauracchio
per eccellenza di tutti i piccoli. Che dire di certe mamme che,
come a volersi vendicare dei torti che loro hanno subito quando
erano bambine, minacciavano di chiamare la strega ogni volta
che i figli facevano i capricci? Al mio paese la strega si chiama
janara. Un nome che condivide con tutta l’area centromeridionale
d’Italia. Questo perché fino al 1927, anno in cui
venne istituita la Provincia di Frosinone, Coreno Ausonio
ricadeva nel territorio dell’Alta Terra di Lavoro, l’attuale
provincia di Caserta, ergo regione Campania. Le notti insonni
dei bambini del mio paese furono popolate, quindi, dalle
janare. Contrariamente alle streghe, che hanno come
corrispondente maschile gli stregoni o i maghi, la janare hanno,
nella fantasia popolare del mio paese, come corrispondente
maschile i popenari, cioè i lupi mannari. Nei cunthi re paora (i
racconti di paura) degli anziani testimoni paesani infatti, si
tratta di janare, se le protagoniste sono di sesso femminile; di
popenari, se i protagonisti mostri sono di sesso maschile. Nel
mio libro Le Stagioni della Lattaia si legge: “..solo dopo aver
accudito l'animale Giovanni rientrava a casa - dove avrebbe
provveduto finalmente a se stesso. La moglie Maria, sempre
premurosa, badava a rifocillarlo. E quando non era impegnata
ad atterrirci coi suoi racconti di popenari e ianare scodellava,
per lui e per i figli e per me, quantità industriali di minestre
calde, energetiche e saporite.” Si dice, poi, che chi avesse
avuto la sventura di nascere la notte di Natale, alla mezzanotte
precisa, fosse destinato a un futuro da lupo mannaro; se,
invece, fosse nata una femmina quella bambina sarebbe stata
una janara.
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