domenica 25 dicembre 2016

I ''Tessitori''.

 


   Esistono delle persone che non vogliono far estinguere i ricordi dei tempi passati; non vogliono far dimenticare certi ricordi salienti della loro comunità. Quelle persone sono i ''tessitori''. Io mi ritengo un ''tessitore'', nella accezione più positiva e utile del termine. Mi ostino a voler raccontare il mio paese, i suoi abitanti, le persone che conoscevo, quelle che avevano qualcosa da riferire; qualcosa che valesse la pena di tramandare. Nella lunga storia dell'umanità il racconto delle piccole storie di alcune persone reca in se una forma di commento, perché molte storie di persone si commentano da sole; si commentano da sole, ma solo raccontandole. Si fonda su questa pietra d'angolo, costituita dai ricordi, il lavoro dei tessitori, di coloro, cioè, che intrecciano le trame perdute; ricostruiscono la memoria comune e riavvolgono i fili del nostro passato. La perdita dei ricordi, del passato, della memoria, delle tradizioni è malattia della nostra epoca e allora serve a questo il faticoso lavoro di chi cerca di recuperare quello che si è perso: sfidare l’oblio rinverdendo i ricordi. Ma quelle persone sono anche ...tessitori di sogni, perché con passione e coraggio proiettano il meglio del passato su un mondo futuro migliore. La damnatio memoriae era l'uso di scalpellare l'incisione (epigrafe) nel punto in cui compariva il nome del condannato (nel caso di un suo comportamento scorretto), lasciando inalterato il resto del testo. Le mie storie sono l'esatto contrario, funzionano alla rovescia: condannano i protagonisti ad essere ricordati attraverso la narrazione delle loro gesta. La epigrafe è un testo solenne, normalmente breve, inciso su una lastra di materiale non deperibile, di norma: marmo, pietra o (meno frequentemente) metallo. Le mie storie non sono testi solenni ma sono normalmente brevi, come epigrafi, e in esse tento di mettere nella giusta luce brandelli di vite delle persone che ho conosciuto. Anche questa raccolta di racconti, infatti, è stata resa possibile dalle persone e dalle loro vite (normali, in molti casi; straordinarie, in alcuni); dalle loro esperienze di vita (normali, in molti casi; strane, in alcuni), dagli aneddoti a loro legati, dai racconti: raccolti personalmente da me o riportati da altri testimoni. Dalla quantità di queste informazioni è possibile ricostruire un modo di vivere, anzi, un modo di intendere la vita che, probabilmente, non esiste più; che è scomparso e che non è più possibile riesumare, se non attraverso la narrazione, le parole scritte, in una parola, i racconti. Non possiamo sapere chi siamo se non sappiamo cosa eravamo, cosa siamo stati. Noi eravamo polvere e polvere torneremo ad essere. L'unica cosa che potrà sopravviverci è la memoria, il ricordo di noi. Alla memoria collettiva che si nutre dei nostri ricordi è dedicata questa raccolta. L'anima è la memoria che lasciamo. Un'altra piccola peculiarità dei racconti di vita è che essi costituiscono esempi di moralità; anzi, essi sono dei veri e propri racconti morali, intesi nel senso francese del termine moraliste, come in Francia, appunto, viene considerato colui che ha qualcosa da dire, qualcosa da raccontare, quindi, qualcosa da insegnare. Da vivo e anche da morto!

(dal mio libro ''Cronache dal piccolo borgo della pietra millenaria'')

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