Zia Natalina se n'è andata. Era quasi centenaria, aveva 95 anni. Era una anziana zia di mio padre. Ha rappresentato anche un pezzo di storia della mia vita. Sono molti i ricordi che mi legano a questa donna buona e altruista che ha animato una buona parte della mia vita. Quando andava a pranzo da lei la domenica; quando veniva a trovarmi al negozio per comprare qualche regalino destinato sempre agli altri e mai a se; quando mi incontrava per strada da piccolo e mi dava una caramella, un confetto, una noce che portava sempre in tasca.
Ho scelto di pubblicare questo breve ma significativo estratto dal mio libro "Storie dal paese dei ciclamini", che si riferisce alla morte di uno dei miei nonni. Nonno Salvatore. Quello raffigurato in copertina.
"Ci eravamo sistemati quasi da un anno nella nostra nuova casa a
Valiavetta, quando mio nonno morì. In realtà non morì subito, mia
madre lo trovò con la faccia tutta storta e la bava alla bocca, nel suo
letto, nella sua stanza. Non si era alzato alla solita ora perché colpito
da un ictus cerebri, un colpo apoplettico che gli avrebbe lasciato
poche ore di vita, come sentenziò il nuovo medico Vittorio, amico di
mio padre. Lo avevamo portato all'ospedale di Formia, di corsa con
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la 127 appartenuta a zio Peppino, l'ex-sindaco, morto l'anno prima,
che mi aveva appena regalato proprio mio nonno per farsi
scarrozzare. Ma io preferivo di gran lunga scarrozzarci le mie
numerose ragazze. Il rimorso non si fece attendere e mi accompagnò
per molto tempo. Nonnù era sopravvissuto ancora un paio di giorni,
ma si vedeva che non ce l'avrebbe fatta. Era già un miracolo se
avesse resistito per qualche ora. Una mattina presto stavo lì, nella sua
stanzetta, seduto sul letto accanto vuoto, a seguire i suoi rantoli, a
contare i suoi lenti, rumorosi, affannosi respiri. Avevo da poco dato il
cambio a mio padre, ch'era restato per la notte. Con me c'era solo Zia
Natalina, sua cognata, che corre sempre quando qualcuno della
famiglia sta male: è la donna più buona e disinteressata che esista. In
quei due lunghissimi giorni di permanenza e di agonia in ospedale, il
suo cuore era stato spesso fibrillante, come ebbe modo di dirmi il
mio amico medico Raimengia A un certo punto, mio nonno,
poveretto, aveva semplicemente cessato di respirare ed era morto.
Come se qualcuno, improvvisamente, avesse tolto la spina. E' stata la
prima persona che ho visto morire. Aveva 75 anni, era il 1980."
smr
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