Conoscevo Amerigo Iannacone ma non eravamo amici. Eravamo semplici conoscenti e nemmeno assidui. Tuttavia mi è capitato d'incontrarlo spesso anche alle mie iniziative culturali a Coreno e di salutarlo cordialmente, intrattenendomi con lui a scambiare semplici idee sulla nostra visione della cultura e sulla sua diffusione. Spesso difficoltosa.
Quando veniva era sempre un po in anticipo. Si sedeva in prima fila, per vedere e sentire meglio, la luce era scarsa. Ma, ricordo che non aveva mai alcuna frenesia di intervenire o di prendere in mano il microfono. Quando lo citavo e lo citavo sempre, poeta editore e divulgatore, si limitava solo a fare un saluto, semplice ma cordiale, con la mano e un accenno di sorriso. Lui che per i sorrisi non era famoso.
Amerigo mi invitava sempre alle sue manifestazioni culturali, frequenti, anzi serrate, (reading di poesie, presentazioni dei libri editi da lui con l'Edizioni Eva, corsi di esperanto) ma io, che ero più giovane ma più pigro di lui, non ho mai coperto i meno di 50 km che separavano Coreno da Venafro.
Al matrimonio di Margherita Agresti, cara amica comune, siamo capitati seduti vicini allo stesso tavolo, anzi di fronte e pure li ho passato tre o quattro ore di piacevole conversazione.
Qualche volta mi è anche capitato di leggere il suo Flugfolio il notiziario letterario, una sua creatura in esperanto a cui teneva tanto.
Infine siamo stati vicini di "pianerottolo" letterario: entrambi sollecitati a scrivere per le rispettive competenze, ci siamo trovati "vicini di pagina", ospitati entrambi nell'antologia del comune amico Dante Cerilli Orpelli Svaniti. Senza sapere che anche lui fosse tra gli AAVV io l'ho citato nel mio contributo paesologico, ricordando una sua poesia paesologica che si riferisce alle sue montagne.
Le stesse montagne che stamattina alle otto hanno assistito impotenti ed incredule, come noi del resto, alla sua dipartita dal mondo dei vivi.
Amerigo non l'ho conosciuto a fondo e me ne dolgo, ma dal poco che ho capito di lui e del suo carattere posso dire che appariva come un uomo pacifico, modesto, pieno d'iniziative e rispettoso di antichi valori e, soprattutto, dei suoi simili. Tutti.
Ciao Amerigo, adesso declamerai le tue poesie tra gli angli. Forse in esperanto. E forse ti capiranno tutti.
Metto qui il mio contributo nella parte che riguarda lui e la sua arte poetica.
"...Ma si può produrre grande poesia paesologica (più o meno consapevolmente)
anche parlando di montagne “indifferenti”, ma che indifferenti non sono (almeno nel
modo in cui lo intendono i marsigliesi quando si riferiscono ai molluschi morti che loro
chiamano appunto: “indifferents”).
Succede quando le montagne (ci) parlano di “volti scomparsi, lavori sofferenti ed
amati, canti spiegati nei campi… fervidi afflati rurali” . A farlo è il poeta-editore
Amerigo Iannacone nella sua poesia Montagne:
Cime che fanno corona
immobili antiche maestose
intorno alla casa modesta
raccontano storie remote
di bimbi con loro in simbiosi
di volti da tempo scomparsi
di lavori sofferti ed amati
di canti spiegati nei campi
di cuori protesi al futuro
di fervidi afflati rurali
di affetti immortali.
Montagne indifferenti
al cosiddetto progresso
al codice binario
ai giorni incalzanti e concitati,
con un refolo di vento
con una nuvola bassa
mandano antichi sussurri
del tempo perduto e rimpianto.
E, a tale proposito, Dante Cerilli, nel numero di Pagine lepine A. XIV - N. 1,
gennaio/marzo 2008, scrive: Caro Amerigo, quello che tu scrivi nella poesia
“Montagne” mi conferma quello che penso della tua spiritualità. Hai scelto la
componente più materiale, maestosa, più grande come le montagne della tua terra per
parlare di ciò che invece è esile, impalpabile, impercettibile se non all’animo delicato
e sensibile che sa amare e patire il vecchio ed il nuovo, il vecchio per la nostalgia di
certezze la cui esperienza è a volte irripetibile, il nuovo per l’ampio respiro che affratella
e che vorrebbe essere respiro di speranza ed amore anche quando la vena della malinconia
intacca perniciosa l’alta mole della “montagna”. Mi pare un ossimoro non linguistico,
questa poesia, ma sostanziale di corpo e spirito. Continua ad abbracciare il tempo la tua
poesia con l’alito caldo del pensiero che oggi anche i tuoi figli possono ingerire."
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