Oggi 5 marzo Pier Paolo Pasolini, se fosse sopravvissuto abbastanza, avrebbe compiuto il suo 99esimo compleanno. Ovviamente la domanda e' una sola. Quale sarebbe stato il suo commento sull'attuale situazione polica, sociale ed economica della nostra Italia. Metto qui una delle sue poesie piu' belle, a dispetto di qualche purista attento piu' alla metrica che alla profondita'. Una di quelle che sicuramente piu' lo rappresentano. E, comunque, una di quelle che a me piacciono di piu'.
''La terra di lavoro''.
Poesia tratta dal suo libro ''Le Ceneri di Gramsci''. Contenuta nell’ultimo degli undici poemetti che lo costituiscono. Considerato, se non il suo capolavoro, uno dei suoi libri più letti, per la virulenza dei versi che raggiungono nei testi portanti vertiginose altezze poetiche. Colpisce il pathos, dai versi affiora la cupa drammatica immagine del quadro di Daumier “Il vagone di terza classe”, ma gli sguardi di quegli emarginati che si vergognano della loro povertà, vissuta come una colpa, non sono certo un’immagine fine a se stessa.
E non sfugge a Pasolini la dolorosa scoperta dello schiacciamento delle masse popolari da parte del Potere, vittime di una societa' che nei primi anni ’50 si sta delineando nelle sue forme piu' aberranti di privilegio e di esclusione. E questi potenti versi di denuncia non sono altro che il suo bisogno di raccontare le deformazioni della realtà sottraendosi alla logica perversa di una società corrotta e servile.
''Dentro, nel treno che corre mezzo vuoto,
il gelo autunnale vela il triste legno,
gli stracci bagnati: se fuori è il paradiso,
qui dentro è il regno dei morti,
passati da dolore a dolore
- senza averne sospetto.
Nelle panche, nei corridoi,
eccoli con il mento sul petto,
con le spalle contro lo schienale,
con la bocca sopra un pezzetto di pane unto,
masticando male, miseri e scuri
come cani su un boccone rubato:
e gli sale se ne guardi gli occhi, le mani,
sugli zigomi un pietoso rossore,
in cui nemica gli si scopre l’anima.
Ma anche chi non mangia o le sue storie
non dice al vicino attento, se lo guardi,
ti guarda con il cuore negli occhi, quasi,
con spavento, a dirti che non ha fatto nulla di male,
che è un innocente...
in una gioia ch’è forse conservata
- come una scheggia dell’altra storia,
non più nostra - in fondo al cuore di
questi poveri viaggiatori: vivi, soltanto vivi,
nel calore che fa più grande della storia la vita.
Tu ti perdi nel paradiso interiore,
e anche la tua pietà gli è nemica.''
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