A 20 anni dalla Strage di Capaci, che procurò la morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della sua scorta, l'aspetto che mi appare veramente drammatico è che lo scoppio di 500 kg di tritolo su un'autostrada, organizzato scientificamente dalla mafia, come un vero atto di guerra allo stato, a noi, alla morale, alla giustizia, al mondo, ci appaia ormai come un fatto ineluttabilmente...normale.
La sua assoluta straziante immensa incommensurabile straordinarietà è stata appiattita, anzi, schiacciata dalla nostra banalità, dalla banalità della ripetizione giornalistica e televisiva delle immagini, danna inanità ripetitiva delle parole, nostre e degli altri e, soprattutto, dall'assenza di una definitiva sconfitta dei bastardi senza gloria che vollero quella strage e la perseguirono.
Sarebbe sicuramente tutto diverso, tutto ci apparirebbe sotto una luce totalmente radicalmente diversa, addirittura "pacificante", se oggi potessimo dire, anzi urlare: "Falcone è morto; Borsellino è morto, tanti sono morti, ma alla mafia gli abbiamo fatto il culo!"
Invece, siamo ancora qui ad aspettare che la mafia venga battuta, venga estirpata, spazzata via dalla terra come meriterebbe, ma non accade.
Invece siamo ancora qui a macerarci nel senso di inutilità e di inadeguatezza nel quale, ci hanno sbattuti quelli che la mafia l'hanno combattuta anche per noi; quelli che si sono inutilmente immolati davanti al mostro e l'hanno fatto anche per noi che non ne eravamo capaci; che non ne siamo capaci.
E se fosse per la nostra incapacità che la mafia ancora esiste?
SMR
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