sabato 14 giugno 2014
Boville Ernica, una mattina.
Oggi il mio lavoro di paesologo che non riceve alcuna retribuzione, se non dal suo piacere personale, mi porta a Boville Ernica. L'antica Bauca.
Cittadina in provincia di Frosinone, a pochi km di distanza dal capoluogo.
Sorta, in epoca preistorica, su un colle a ca. 450 metri s.m. , che domina le tre valli dei tre fiumi ciociari: il Sacco, il Liri e il Cosa.
Compresa nell'elenco dei Borghi più belli d'Italia. Come avverte un cartello posto appena fuori della grossa porta dalla quale si accede da nord-est al vecchio centro storico.
Appena sopra, una piastrella di ceramica recante una poesia di C. Zavattini, scritta durante un suo soggiorno a Boville, e apposta il 13 dicembre 2009, recita:
"Verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno!"
Sapete come si chiamano gli abitanti di Boville? Baucani.
A parte l'etimo curioso, che contiene un paio di richiami alla cinofilia, pare si tratti di una delle popolazioni più antiche del Lazio, quindi della Ciociaria: gli Ernici.
La giornata e molto calda e assolata. Non l'ideale per una passeggiata, ma attirato dalle tante promesse fatte della bella cittadina mi avvio bendisposto e attrezzato.
Prima di cominciare la visita, compro in un baretto, una bottiglia d'acqua fresca per idratarmi e impugno l'immancabile digitale.
All'esterno dell'acropoli, stretta in una robusta e ininterrotta cerchia di alte mura medievali, risalenti al X° secolo, c'è un agevole parcheggio, non a pagamento: lascio la macchina e, passando attraverso una delle tre porte esistenti, mi immergo nel dedalo di viuzze antiche che mi portano subito alla chiesa di S. Michele Arcangelo, che sorge in Piazza S. Angelo, poi, attraverso un vicolo laterale a destra, alla Chiesa di San Pietro Ispano dove è custodito il celeberrimo mosaico l'Angelo di Giotto.
Un mosaico unico, non molto grande - appena 70 cm di lato - ma perfettamente conservato e preziosissimo, proveniente certamente dalla stessa scuola romana del Pittore Giotto, che pare sia stato donato personalmente dal Pontefice, Paolo V°, allora regnante, agli inizi del XVII° secolo, esattamente nel 1610, a Monsignor Giovanni Battista Simoncelli, baucano, nella curia di Roma, protonotario apostolico “cubicularius” addetto alle vesti del Pontefice.
Sono fortunato, perfettamente sincronizzato con l'orario di apertura della chiesa.
Arrivo alle undici in punto.
Un vigile, al quale mi rivolgo, mi avverte che apre esattamente a quell'ora e che la visita è gratuita. Prima, però, tento d'imbucarmi come portoghese in un gruppo di turisti che ha prenotato una visita guidata al convento attiguo. Poi, siccome il tempo è tiranno e devo correre, decido di farmi riaprire il portoncino dalla suora di guardia, che nel frattempo ha abbassato, addirittura, il paletto di ferro.
Con la scusa di tornare alla macchina a prendere qualcosa che mi serve, esco e, salendo appena due o tre gradini, passo il portone di legno semichiuso della chiesa attigua.
La navata non è molto grande ed è immersa nella penombra e nel silenzio.
Giro intorno e butto l'occhio in tutte le cappelle laterali. Fino all'ultima, sul lato sinistro - è quella buona - dove, in alto, in una cornice ad arco, subito sopra un grande dipinto su tela, scorgo quello che cercavo.
E' un po' buio ma si distingue agevolmente il caratteristico volto angelico alato che sovrasta una cornice di tessere d'oro. E' davvero bellissimo. Da solo vale un viaggio a Boville.
Resto un po' in contemplazione, la merita tutta.
Me ne stacco a malincuore, avviluppato da tanta bellezza.
Alla fine devo proprio andarmene.
Maledico il tempo che nessuno ha più!
Esco. Intorno alla chiesa, alla quale si accede attraversando il maestoso arco del Castello Filonardi, sovrastato da una splendida trifora, si aprono un dedalo di viuzze e vicoli tipicamente medievali che portano tutti alla piazza centrale di S. Angelo, a pianta rettangolare, dominata dall'enorme e incombente facciata della Chiesa di S. Michele Arcangelo.
Poco prima di accedere alla piazza, sulla destra, l'ingresso della Locanda di Giotto. Ma è chiusa e comunque sarebbe troppo presto per fermarsi a mangiare qualcosa. L'avrei visitata volentieri.
Lascio Boville quasi a malincuore, costeggiando in auto, lentamente, la lunga passeggiata panoramica sulla mia sinistra e la lunga muraglia di cinta medievale sulla destra.
Mi ha detto un paesano, incontrato per strada, che le mura costruite nel X° secolo d.C. sono talmente ben conservate che, se si chiudessero le tre porte d'accesso, l'acropoli diventerebbe praticamente inespugnabile.
Sulle colline intorno, nonostante la foschia, scorgo, in lontananza, una miriade di altri piccoli centri abitati. Pare che se ne possano individuare ben 72 di 4 regioni diverse (Lazio, Campania, Molise e Abbruzzo).
Proprio di fronte a me, prima d'iniziare la discesa che, per il Giglio di Veroli mi riporterà a Frosinone, vedo netta l'antica città di Veroli. Famosa per le sue mura megalitiche e per i Fasti Verulani.
Una delle mie prossime meravigliose mete Ciociare.
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