In occasione della fine, ormai vicina, del 2014 e l'approssimarsi, a grandi passi, del Capodanno 2015, metto qui un paragrafo "BENAUGURANTE" tratto dal mio libro di racconti paesologici:
CRONACHE DAL PICCOLO BORGO
DELLA PIETRA MILLENARIA
Quando i paesi erano una grande famiglia.
Tra le tante, almeno due sono le condizioni
sufficienti che si richiedono a un paese per continuare a funzionare - non dico
bene, ma almeno decentemente - e, quindi, per sopravvivere: la Mutualità e la
Cooperazione tra i paesani. Non sono ammesse eccezioni, né condizioni, specie
se il paese è piccolo. Piccolo come
il mio. Anzi, più il paese è piccolo,
più la mobilitazione dev'essere generale; allora tutti devono contribuire:
socialmente, economicamente, culturalmente. Tutti devono fare la loro parte. E
anche di più. Altrimenti il sistema non funziona. E, il sistema non può
funzionare altrimenti. Anticamente il paese era come una grande famiglia,
pronta a fare fronte comune alle avversità e a combattere, paesani uniti tutti
assieme, qualsiasi forma di invasione, qualsiasi forma di minaccia alla sua
sussistenza, alla sua prosecuzione. Che fossero: la povertà, la miseria, i
briganti, le angherie e i soprusi dei potenti, le guerre, le carestie, gli eventi
atmosferici catastrofici, le epidemie o i terremoti disastrosi. Non importava.
C'era mobilitazione generale perfino per il crollo di una macera che doveva
essere tirata su in breve tempo: "gliu varu s'è spallathu!"
Era il grido d'allarme che si levava tra i monti. O per un grosso animale
caduto in un dirupo e da recuperare, vivo o morto. O, ancora per un covone di
fieno stagionato andato improvvisamente a fuoco: allora si urlava e si portava
acqua nei secchi: "gliu metale s'è appicciathu"!". Come
dice pure il poeta Quirino, in una sua poesia paesologica: tutti accorrevano,
come ad assistere un morto sul suo catafalco. Tutti accorrevano; tutti
correvano in aiuto. Lui che per lavoro "aisa gli vari spallathi"
o costruisce nuove "macere", il più classico, il più
preistorico e il più nobile dei lavori paesologici, per ironia della sorte,
cent'anni fa sarebbe stato disoccupato; oppure avrebbe avuto tanto lavoro, ma
non retribuito, oppure retribuito malamente, magari solo da un parco pasto a
fine giornata. Si faceva Pasqua per una zuppa di fagioli. Per non parlare, poi,
dell'uso di tenere la chiave nella toppa, anche di notte: non c'era nessun
rischio, non si correva nessun pericolo di essere derubati dai ladri: il poco
che si aveva era considerato bene comunitario, era nel possesso del singolo, ma
nella disponibilità comune; chi avrebbe potuto o voluto depredarlo? I
sistemi-paese hanno funzionato, anche in periodi nei quali le condizioni
economiche, sociali e culturali erano molto meno favorevoli e fiorenti di quelle
attuali (crisi a parte), perché tra i cittadini c'era un patto non scritto di
comportamento; una specie di regola non vergata, di consuetudine antica, di uso
ancestrale, secondo il quale, in caso di necessità (che, poi, era la condizione
abituale, quotidiana) ci si doveva aiutare vicendevolmente e cooperare per il
benessere collettivo, per il bene della intera comunità, della comunità intera,
nessuno escluso. specie i più deboli e disperati. Il bene supremo, da tutelare
e da rispettare. Magari, anche mettendo da parte l'interesse personale. Il Bene
Comune, insomma, non era solamente uno slogan elettorale. Tutti avevano
aderito a questa condizione. Tutti avevano aderito ed erano fedeli a questo
patto. Se non fosse stato così gli artigiani, gli operai, i commercianti, i
(pochi) professionisti, non avrebbero potuto rendere floride le loro attività,
tirare su le loro famiglie, contribuire economicamente alla crescita
dell'intera comunità. Oggi, tranne rare eccezioni tra vicini, la Mutualità e la
Cooperazione non sopravvivono quasi più, e il paese sta morendo. E nessuno si
stringe più al suo capezzale. Nessuno più sta al capezzale del morto: nessuno
più sa nemmeno chi è il morto da piangere. Anzi, nessuno sembra addirittura
accorgersi che qualcuno è moribondo o morto. Ci sarà' pure un motivo se
all'inizio del secolo scorso la popolazione era di 2500 abitanti e dopo un
secolo. Oggi li vedi, tronfi e impettiti e sazi, mentre si aggirano per il loro
paese che puzza di morte, i paesani. Sembra che tutti siano autosufficienti;
tutti si bastano; tutti possono fare a meno di tutti gli altri. Ma, qualcuno ci
aveva avvertiti: la solidarietà, la fratellanza e la modestia sono le ragione
di vita dei deboli; la solitudine, l'ignoranza e la supponenza sono le
debolezze dei forti. Oggi c'è in giro troppa gente che confonde la
modernità col progresso, la furbizia con l'intelligenza, il ritorno alla terra
col ritorno alla clava, il potere con l'esercizio della cosa pubblica,
l'apparire con l'essere, gli strumenti con il fine, et alia. Ma
L'intelligenza e cosa diversa dalla furbizia. L'intelligenza è vivida; la
furbizia è ...livida!