STORIE DAL PAESE DEI CICLAMINI.
Un antico lavoro: il costruttore di macere (muri a secco senza malta).
Di Siena Pietro: quando "nomen est omen". E mai come
in questo caso è proprio vero che il nome è un presagio: perché Pietro,
l'ultimo scalpellino corenese, forse il più bravo, ha associato, anzi, legato
indissolubilmente la sua vita alla pietra che ha lavorato per una vita. Buona
parte della sua esistenza, nei fatti, l'ha passata seduto per terra, a
scalpellare i blocchetti di pietra per farne macere, i caratteristici muri a secco, costruiti solo con cubetti
di pietra locale, smussati a colpi di mazzuola e scalpello, e messi uno
sull'altro senza malta o altri collanti artificiali. E la sua opera gli è
sopravvissuta. Lui, che non era certo un omaccione, tutt'altro - era corto,
smilzo e nervoso, quasi pelle e ossa - con la passione, la necessità e
l'esperienza aveva sviluppato una tecnica sopraffina: riusciva a individuare ad
occhio il punto esatto dove abbattere il colpo di mazzuola per togliere
l'eccesso di calcare e squadrare perfettamente il blocchetto che reggeva
stretto tra le due ginocchia ossute. Dalla piattezza, dalla geometria e
dall'angolo della pietra dipendevano, non solo l'estetica, ma anche la saldezza
e la robustezza della macera. Se
erano state fatte a regola d'arte, e quelle di Zi Petrucciu lo erano, le macere
sarebbero state così resistenti da stare in piedi per i secoli e i millenni
a venire. Se fossero state fatte - come qualche volta è accaduto - con
imperizia, pressa e approssimazione
sarebbero state destinate a crollare miseramente, accartocciandosi a terra,
pietra su pietra alla prima pioggia violenta che le avesse flagellate. L'uso di
delimitare le proprietà e di terrazzare il poco terreno scosceso per renderlo
coltivabile è molto antico. Affonda le proprie radici molto indietro nei tempi,
bel oltre i mille anni che distano dalla fondazione ufficiale di Coreno. Ci
riporta indietro di millenni, direttamente ai miti pelasgici. La leggenda più
accreditata, narra, infatti, che, quando il dio Saturno fu spodestato dal
figlio Giove, scappò dall'Olimpo e fu costretto all'esilio in Ausonia (l'antica
Italia), si nascose nel Lazio (dal latino: latere,
appunto, nascondere). Accolto amichevolmente dal dio Giano, solidale con lui,
avrebbe fondato le cinque città mitologiche saturnie. Tutte dai nomi inizianti
per A: Arpino, Anagni, Alatri, Arce, Atina. In più da buon dio delle messi
abbondanti insegnò l'agricoltura alle genti di quei luoghi. E quelle ancora
oggi ne vivono. Infine generò il primo re del Lazio: Pico. Altro nome molto
noto in Ciociaria: è anche il nome di un paese, il paese natale del grande
scrittore Tommaso Landolfi. E, per fare un affronto al figlio, usurpatore di
troni divini, avrebbe anche svelato agli antichi abitanti della Ciociaria Felix il segreto della
costruzione delle mura ciclopiche o pelasgiche che sorgono solo in Ciociaria e
nell'Alta Terra di Lavoro. "Le vedo ancora le sue macere di pietra a segnare i
confini delle proprietà - fuori del centro abitato e anche dentro. Appena
spaccate, le pietre sono di un bianco abbagliante, quasi lunare; poi, col
tempo, diventano grigie - per accompagnarsi meglio alla tristezza del paesaggio
circostante."
Ora che anche gli ultimissimi scalpellini - colleghi
di Zì
Petrucciu - che, alla fine della loro carriera, lavoravano per hobby e non
per soldi, se ne sono andati tutti, quasi contemporaneamente, c'è un altro modo
per fare i muri a secco: è stato brevettato di recente da una società
marmifera, che tra i suoi innovativi prodotti annovera trionfalmente i cd. Quba Stones (detti anche ...gabbioni):
pietre informi raccolte ed infilate in una gabbia di rete metallica sigillata
maglia per maglia. Ma i Quba Stones
sono tutta un'altra cosa, rispetto alle macere
di Zì Petrucciu. La pietra è la
stessa, e la funzione. Manca il suono ritmato della mazzuola che si abbatte sul
masso, manca la fatica umana, manca la polvere da respirare e, soprattutto,
manca la ...poesia che solo i vecchi artigiani sapevano infondere nel loro
lavoro. Non so se Zi Petrucciu abbia
appreso la sua arte di maceratore direttamente dal dio Saturno: quello che è
certo è che se l'è portata dietro, con se, nell'Olimpo degli scalpellini. Se un
paradiso degli scalpellini esiste davvero.
Scalpellini moderni
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