La Figura del Padre nel Cinema di Ingmar Bergman.
Si tratta delle Conclusioni.
CONCLUSIONI
Per chiudere, Ingmar Bergman, nei sui scritti e nelle interviste che
raramente concedeva, dichiarava di aver tentato varie volte di recuperare il
suo rapporto filiale col padre e ne racconta accoratamente un passaggio felice,
tratto ancora una volta dai suoi ricordi d'infanzia.
E' come vorrebbe che quei rapporti fossero sempre
stati. Un giorno era in gita col padre che spesso accompagnava nelle sue visite
alle parrocchie di campagna. La prosa del Maestro, che pare poesia, semplice,
ma suggestiva ed efficace. “Quando uscimmo dal bosco di betulle e ci
inoltrammo tra i vasti campi della pianura, vedemmo i lampi sui colli. Grosse
gocce caddero sulla strada polverosa creando rivoli e disegni. Io dissi: così
dovremmo andarcene in giro per il mondo io e voi, papà. Papà rise e mi diede il
cappello perché glielo reggessi. Eravamo allegri. Alla salita del villaggio
abbandonato arrivò la grandinata... Le grosse gocce di pioggia si trasformarono
in spessi pezzi di ghiaccio. Papà ed io ci affrettammo verso la fattoria.[1]”
Ingmar Bergman recupererà un minimo di rapporto col
padre solo in età avanzata, quando lui era già famoso, la madre era già morta e
il padre, quasi smemorato, era alle soglie della morte. Nemmeno l'ombra del
pastore protestante rigido e senza cuore che incuteva timore ai figli e gli
impartiva quelle feroci punizioni corporali. “Quando papà rimase vedovo
andai spesso a trovarlo, ci parlavamo con amicizia. Un giorno stavo discutendo
qualche problema con la sua governante, sentimmo il suo passo lento e
strascicato nel corridoio, lui bussò alla porta ed entrò nella stanza
socchiudendo gli occhi alla luce violenta, evidentemente aveva dormito. Ci guardò
meravigliato e disse: Karin è rientrata? Nello stesso istante si rese conto del
doppio e doloroso errore. Sorrise imbarazzato: la mamma era morta da quattro
anni e lui aveva fatto la figura dello stupido chiedendo di lei. Prima che
facessimo in tempo a dire qualcosa agitò il braccio in segno di diniego e se ne
tornò nella sua stanza.[2]”
Ingmar Bergman appunta nel suo diario gli ultimi
giorni di vita del padre. “22 aprile 1970: papà sta morendo... 25 aprile
1970: papà è ancora vivo. Cioè è del tutto privo di coscienza, l'unica cosa che
funziona è il suo cuore forte... 29 aprile 1970: Papà è morto. E' stato
domenica, alle quattro e venti del pomeriggio; la sua morte è stata dolorosa.
[3]”
Comunque siano
andate in vita le cose fra di loro, qualunque sia stata la ragione dei loro
contrasti, la morte di un padre rappresenta sempre la fine di una grande
storia.
smr
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