October
in my country, it is always also the month of mature hackberry . A
small, round fruit that negligible , since when it comes to mature , it
becomes all the colors : white, yellow, green , red, brown , and finally
(almost) black . 50 shades of colors, all natural and beautiful , but
... gray ! He has little pulp ( peccato! ) and a small bone in the
middle, but is very sweet . He knows a mixture
of locust beans, jujubes and licorice. Some of my little friends with
whom I was doing the raids crushing him between two stones and ate it
with all the bone, practically disintegrated by stoning . Today,
hackberry not looking for them more than anyone, not even the birds. The
employees of the forest they planted as ornamental trees and to make
fresh on the sidewalks : they have a great green foliage and can reach
15 meters in height. And my son , the other day when together we passed
by walking , was not the least bit interested in knowing my little ,
insignificant anecdotes about hackberry and my childhood. Alas !
lunedì 22 settembre 2014
martedì 16 settembre 2014
La Poesia? Mettiamola al muro!
Quattro esempi di come la Poesia in Ciociaria
venga... messa al muro!
1
Coreno Ausonio FR
Poesia di Tommaso Lisi sulla facciata della casa di famiglia
2
Boville Ernica FR
Poesia di Cesare Zavattini sul portale d'ingresso al Centro Storico.
3
Paliano FR
Poesia di un partecipante al Concorso Comunale di Poesia
4
Sora FR
Poesia di Giuseppe Bonaviri a Val Francesca
domenica 7 settembre 2014
Coreno nel 1799
Alla
fine del 1700
Coreno era villa,
casalis et pertinentia di Fratte. Un
paese piccolo ma esteso, diviso in tanti piccoli rioni, in parte
spalmati su un altopiano, in parte arroccati sulla costa rocciosa di
una montagna, che portavano il nome degli edificatori primordiali.Terra
di ulivi e roveri; terra di ghiande
e di carrube; terra di
viti, d'uva e di vino; terra fertile e grassa, dove non sassosa.
Infatti
terra di macere; le
case di pietra come sparse sul terreno o piantate sulla costa di un
monte che lo ripara a nord, tra Costamagni
e le Perella,
affacciato sulla vista fenomenale del Monte Fammera da una parte e
dall'altra sull'altrettanto suggestiva Valle dell'Ausente, che lo
conduce fin quasi al Golfo di Gaeta; esposto a mezzogiorno e aperto
ai venti sia da oriente che da occidente. Provenendo da Ausonia, per
una strada percorribile in carrozza o in calesse, ci si imbatteva nel
primo dei tredici rioni: i Carelli
e anche nella prima delle dieci chiese del paese, la chiesa di S
Sebastiano. Il rione era in tutto composto di otto case, delle quali
sei erano regolarmente abitate, due erano vuote. Nel rione c'era
anche un frantoio (montano)
per la macina delle olive. Le colline intorno sono tuttora coperte di
uliveti.
Il racconto della strage dei soldati francesi a Coreno nel marzo del 1799 (di Salvatore M. Ruggiero)
Quella
mattina presto, quando il vecchio prete Don Giovanni Di Siena fu
svegliato all'improvviso dalla fedele perpetua Sandella non era
ancora scoccata l'ora del lupo: l'ora nella quale la maggior parte
delle persone nasce o muore, l'ora delle paure più ancestrali, l'ora
che succede immediatamente alla notte più buia e che precede l'alba,
ma quando la luna non è ancora tramontata e il sole non è ancora
spuntato in cielo. E di certo, quel prete di campagna, uno dei dieci
preti che risiedevano contemporaneamente nel piccolo villaggio tra le
montagne, con dodici tra chiese e cappelle, non poteva nemmeno
lontanamente immaginare quello che sarebbe successo nel corso di
quella giornata appena iniziata con la chiamata urgente di una
estrema unzione. Cose così straordinarie e importanti che gli
abitanti di Coreno avrebbero letto più di cento anni dopo solo nei
libri di storia. "Tanti giorni, tante ore, per morire nella
grazia di Dio e quel vecchio pazzo ultraottantenne di Salvatore il
cositore proprio oggi
doveva scegliere per andarsene?" Aveva pensato Don Giovanni.
Ma lui, così ligio al dovere e al suo ufficio, non aveva mai pensato
di declinare il gentile invito del figlio a raggiungere al più
presto la loro casa, anzi, avrebbe passato le Alpi camminando sulle
ginocchia pur di arrivare prima della comare secca; pur di
raggiungere in tempo il capezzale, e benedire il vecchio morente
prima che esalasse l'ultimo respiro.
sabato 6 settembre 2014
Ricchi e poveri
Ricchi e poveri
E' fin troppo chiaro che al Mondo non ci sarà alcuna giustizia
fino a quando il 99% dei poveri, affamati e cenciosi, spesso
neri e sporchi e brutti e cattivi, non smetterà di ....invidiare il
misero 1% di ricchi, sazi e felici, e lindi e pinti, che vogliono
solo continuare a sfruttare in pace le risorse e le ricchezze, di
cui anche i poveri imbecilli pretenderebbero ostinatamente di
appropriarsi!
E' fin troppo chiaro che al Mondo non ci sarà alcuna giustizia
fino a quando il 99% dei poveri, affamati e cenciosi, spesso
neri e sporchi e brutti e cattivi, non smetterà di ....invidiare il
misero 1% di ricchi, sazi e felici, e lindi e pinti, che vogliono
solo continuare a sfruttare in pace le risorse e le ricchezze, di
cui anche i poveri imbecilli pretenderebbero ostinatamente di
appropriarsi!
giovedì 4 settembre 2014
da Il racconto della strage dei soldati francesi a Coreno nel febbraio del 1799
"Quella mattina
presto, quando il vecchio prete Don Giovanni Di Siena fu svegliato
all'improvviso dalla fedele perpetua Sandella non era ancora scoccata
l'ora del lupo: l'ora nella quale la maggior parte della gente nasce
o muore, l'ora delle paure più ancestrali, l'ora che succede
immediatamente alla notte più buia e che precede l'alba, ma quando
la luna non è ancora tramontata e il sole non è ancora spuntato in
cielo. E di certo, quel prete di campagna, uno dei dodici che
risiedevano contemporaneamente nel piccolo villaggio tra le montagne,
con dodici tra chiese e cappelle, non poteva nemmeno lontanamente
immaginare quello che sarebbe successo nel corso di quella giornata
appena iniziata con la chiamata urgente di una estrema unzione. Cose
così straordinarie e importanti che gli abitanti di Coreno avrebbero
letto più di cento anni dopo solo nei libri di storia."
(da Il
racconto della strage
dei
soldati francesi
a
Coreno
nel
febbraio del 1799)
lunedì 1 settembre 2014
LE MURA POLIGONALI DI SAN GIORGIO A LIRI E CASTELNUOVO PARANO
Immersa
nel verde della ricca vegetazione spontanea locale, la fortificazione
in opera poligonale di Colle Santa Lucia e Colle Maceralonga si affaccia
su uno scenario spettacolare, dominando a perdita d’occhio la
sottostante vallata del Liri-Garigliano. Raggiungibile con un agevole
sentiero che si snoda tra i boschi locali, il circuito poligonale si
offre agli occhi dei visitatori nella sua possanza strutturale e ben
conservato nella sua integrità e unità perimetrale, tanto da assurgere
ancora oggi a delimitazione catastale per i paesi di San Giorgio a Liri e
Castelnuovo Parano.
Il sito, di grande interesse
naturalistico e storico-archeologico, si presenta come un luogo di
arroccamento e difesa degli insediamenti vallivi preromani gravitanti
attorno alla Valle del Liri, perfettamente inserito in un sistema di
intervisibilità con i circostanti centri fortificati d’altura. Ancora
oggi si impone sul naturale corridoio di collegamento tra l’entroterra
appenninico e il litorale tirrenico, palesando il suo ruolo di
fondamentale punto di sbarramento per le popolazioni dirette verso il
territorio storicamente assegnato agli Aurunci.
Una
funzione molteplice svolta sin dal V secolo a.C., in concomitanza della
pressione esercitata su quest’area da popolazioni osco-sannitiche,
intensificatasi poi quando fu sottoposta alle mire espansionistiche
sannite e romane; in seguito alla totale romanizzazione del Lazio
meridionale le mura persero definitivamente il loro ruolo strategico e
difensivo venendo abbandonate, come le altre fortificazioni limitrofe.
All’interno della cerchia muraria sono attestati con continuità segni di
frequentazione dall’età arcaica (VI-V secolo a. C.) fino all’epoca
romana; si tratta di reperti testimoni di attività di conservazione e
trasformazione degli alimenti, lavorazione della lana e dei metalli,
fornaci e calcare. Nei pressi del circuito murario sorge la chiesa di
Santa Lucia, attualmente allo stato di rudere ma segnalata sulla
cartografia storica come punto di interesse religioso ancora fino al
XVIII secolo; la presenza di questo edificio cristiano lascerebbe
ipotizzare la presenza di un più antico luogo di culto pagano.
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