domenica 7 settembre 2014

Il racconto della strage dei soldati francesi a Coreno nel marzo del 1799 (di Salvatore M. Ruggiero)



Quella mattina presto, quando il vecchio prete Don Giovanni Di Siena fu svegliato all'improvviso dalla fedele perpetua Sandella non era ancora scoccata l'ora del lupo: l'ora nella quale la maggior parte delle persone nasce o muore, l'ora delle paure più ancestrali, l'ora che succede immediatamente alla notte più buia e che precede l'alba, ma quando la luna non è ancora tramontata e il sole non è ancora spuntato in cielo. E di certo, quel prete di campagna, uno dei dieci preti che risiedevano contemporaneamente nel piccolo villaggio tra le montagne, con dodici tra chiese e cappelle, non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che sarebbe successo nel corso di quella giornata appena iniziata con la chiamata urgente di una estrema unzione. Cose così straordinarie e importanti che gli abitanti di Coreno avrebbero letto più di cento anni dopo solo nei libri di storia. "Tanti giorni, tante ore, per morire nella grazia di Dio e quel vecchio pazzo ultraottantenne di Salvatore il cositore proprio oggi doveva scegliere per andarsene?" Aveva pensato Don Giovanni. Ma lui, così ligio al dovere e al suo ufficio, non aveva mai pensato di declinare il gentile invito del figlio a raggiungere al più presto la loro casa, anzi, avrebbe passato le Alpi camminando sulle ginocchia pur di arrivare prima della comare secca; pur di raggiungere in tempo il capezzale, e benedire il vecchio morente prima che esalasse l'ultimo respiro.

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