metto qui un brano estratto dal mio libro:
Cronache dal Piccolo Borgo della Pietra Millenaria
dedicato al medico condotto di Coreno degli anni 60/70
Il
medico Samuele
Il medico
Samuele Petronio, uno dei personaggi di cui parlo anche in altra parte del
libro, era fratello dell'esattore delle tasse. Non era originario del paese, ma
venuto a Coreno da fuori, forse da Castelnuovo, intorno agli anni '30.
Praticamente subito dopo la laurea; fresco di esame di abilitazione alla
professione medica, avvenuto a Napoli qualche mese prima. All'inizio faceva
solo le funzioni del medico della Mutua; poi nel suo quartino alle case
popolari, che abitava da solo, aveva attrezzato un piccolo studio dentistico.
Praticamente c'erano solo una sedia per il povero paziente, uno sgabello per
lui e un piccolo trapano a pedali e un tavolinetto per pochi ferri e qualche
medicina. Raccontano che a Napoli era avvenuto un fatto poco piacevole: forse
attirato dalla ricchezza, più presunta che vera, di una ragazza più anziana di
lui, si era prima legato con quella, poi, addirittura sposato. La moglie, che
infatti nessuno conosceva, non era mai venuta al paese, anzi l'aveva lasciata a
Napoli, sola per lunghe settimane, poi si erano lasciati e definitivamente
separati. Qualcuno dice perché aveva scoperto che era più ricco lui. Qualche
pettegolezzo sorse e corse inevitabile in paese, intorno al matrimonio del
medico Samuele, che all'epoca era una delle figure di maggior rilievo sociale,
ma più misogino di Alberto Sordi. Qualcuno, ben informato, disse che la donna,
in combutta col fratello l'aveva raggirato, presentandosi un giorno
all'Università: lui vestito in livrea da autista, che poi era la sua vera
professione; lei da nobildonna elegantissima e ingioiellata come la Madonna di
Pompei, rispettivamente alla guida e a bordo di una fuoriserie, che ovviamente
non era di loro proprietà, ma che avevano affittata per l'occasione.
L'avventura di una notte era costata assai cara all'ancora inesperto Samuele,
visto che, dopo la separazione, era stato costretto a pagare un vitalizio alla
moglie, fintamente sconsolata, ufficialmente sedotta e abbandonata. Samuele era
famoso in tutto il paese per la sua parsimonia. Qualcuno la definiva avarizia.
Dicono che quando era invitato ai matrimoni, volontariamente restasse digiuno
per qualche giorno precedente al pranzo, per approfittare delle abbondanti
portate del pranzo, e pure di qualche bis, al tavolo di uno dei rinomati
ristoranti del golfo di Gaeta. Dicono pure che, come accessori, avesse una sola
cintura di cuoio, allungata e rivettata più di una volta e una sola cravatta. E
dicono pure che avesse un solo abito. Oppure che fossero due e non più di due,
perfettamente uguali, che indossava alternandoli giornalmente. Quando morì
lasciò una eredita' miliardaria - molti danari, il quartino alle casette e una
villa, mai abitata - a lungo contesa tra qualche parente e le pie donne che lo
avevano accudito dopo la scomparsa della sua storica donna di servizio
Celestina. Professionalmente preparato, come tutti i medici di quel tempo, ma
di modi spiccioli. Io stesso, ad appena otto anni, sono stato vittima della sua
ruvidezza. Giocando dietro casa, all'aria di Rosina, mi ero procurata una
profonda ferita al ginocchio, senza una grande perdita di sangue. Questo
particolare mi aveva indotto, erroneamente a pensare che la ferita si sarebbe
rimarginata da sola. Quando rientrai a casa cercai di tenere nascosta la cosa,
ma quando tentai di infilarmi nel letto, mia madre si accorse che qualcosa non
andava. Vide la ferita e mi portò di corsa dal medico Samuele, che abitava poco
lontano, all'ultima casetta. Quello senza anestesia, senza scrupoli e con un
particolare gusto sadico mi ricucì la ferita con quattro o cinque punti inferti
nella carne viva. A memoria di quel fatto, porto ancora la cicatrice cucita
nella mia carne. All'altezza del ginocchio sinistro.
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