mercoledì 22 agosto 2012

Le stagioni della lattaia - Piccola storia n.4 L'arciprete era anche pittore.

"...I dipinti dell’Arciprete non erano ancora ultimati - alcuni li aveva solo abbozzati - ma riuscivano già ad emozionare. Sebbene, come succede spesso ai bambini quando sono attirati da particolari imponderabili per gli adulti, in quei momenti, nella mia piccola testa, anch’io ero applicato in congetture di tutt’altro genere. Ancora prima che dalla sua pittura ero stato conquistato dall’insolita scena che, inaspettata, mi si parava davanti. Lassù in alto c’era lui. Dritto. Impettito. Indossava un grembiule bianco tutto imbrattato di colore sul petto e sui fianchi. In testa - sembrava appena appoggiato in miracoloso equilibrio - un basco nero da pittore che cadeva di sbieco. Con la mano sinistra, immacolata - il grosso pollice infilato nella fessura ovale - reggeva la tavolozza dei colori; con la destra un pennello. E ne aveva uno più piccolo, presumo per i ritocchi, in bilico su un orecchio.    Il suo corpo, che ricordavo legnoso, compassato, quasi impacciato, ora era elegante, agile, quasi danzante. Il suo viso pulito, che ricordavo eternamente permeato da un’espressione amabile e comunicativa, ora mi appariva accigliato, corrusco, stranamente inasprito. Era come trasformato, reso maldisposto, quasi ostile, dall’impetuosa tensione artistica che al momento lo pervadeva. Solo quando si era accorto che, da un canto buio della vasta porzione di platea totalmente immersa nell’ombra, c’era ad osservarlo qualcuno che conosceva, Don Erasmo era stato distratto da un vero e proprio stato di trance. E, distendendo il suo volto in una mimica di poco più conciliante, ma quasi serena, si era rivolto nella mia direzione - per parlarmi."


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