venerdì 31 agosto 2012

Gerardo: il vecchietto naif.


"....Gerardo non aveva un’occupazione vera. L’impiego fisso che tutti si cercano, prima o poi, nella vita. Alla sua età avanzata, se non veneranda, coltivava la terra. O, per meglio dire, si limitava a dissodarla. Non la sua ma quella degli altri. Chi aveva necessità di vangare un pezzo di terra, sapeva di potersi sempre rivolgere a lui. Per accordarsi non servivano lunghi convegni. Bastavano due parole. Non era molto loquace - tutt’altro - da sobrio era di poche chiacchiere. Dopo che gli avevi spiegato per bene dov’era il tuo terreno, con una svelta stretta di mano, e un sorriso sdentato appena accennato, ricevevi la promessa che il lavoretto sarebbe stato eseguito a dovere e per tempo. Gerardo si ubriacava di frequente, ma ricordava ogni suo impegno e, approfittando dei rari momenti di lucidità, andava sul posto stabilito e raspava, scrostava, raschiava le zolle, grattava la terra. Il lavoro che aveva promesso, se non lo faceva a regola d’arte, perlomeno l’aveva tentato. I piedi calzati dai ciocie spingevano maldestramente sul pedale della sua vanga e il suo sudore arrivava sempre a bagnare le zolle. Qualche volta sbagliava recapito e si trascinava sul terreno di un altro. Poco male. Almeno anche quel pezzo di terra ne avrebbe cavato qualche beneficio."

(Il brano che avete appena letto, se lo avete letto, è tratto dalla piccola storia: Gerardo, il vecchietto naif, contenuta nella mia raccolta di racconti paesologici: LE STAGIONI DELLA LATTAIA.)


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