9 Febbraio 1960
Caro Signor Bergman,
lei ha sicuramente ottenuto consenso e successo in tutto il mondo tali da rendere queste righe alquanto superflue. Ma per quanto possa valere, desidero aggiungere la mia ammirazione e gratitudine come suo collega per il celeste e brillante contributo che lei ha dato al mondo del cinema
(Non sono mai stato in Svezia e quindi non ho mai avuto il piacere di vedere i suoi lavori teatrali).
La sua visione della vita mi ha commosso profondamente, molto più di quanto io sia mai stato commosso da qualsiasi altro film.
Credo che lei sia il più grande regista all'opera oggi.
Oltre a questo, mi lasci dire che lei non ha rivali nella creazione di uno stato d'animo e di un'atmosfera, nella sottigliezza delle interpretazioni, nell'evitare l'ovvio, nella verità e completezza dei suoi personaggi.
A questo si deve anche aggiungere tutto il resto che occorre mettere nella realizzazione di un film.
Credo che lei sia benedetto da attori meravigliosi. Max von Sydow e Ingrid Thulin vivono distintamente nella mia memoria, e ce ne sono molti altri nella sua compagnia d'attori di cui ora mi sfuggono i nomi.
Auguro a lei e a tutti loro la più grande fortuna, e aspetterò con ansia ciascuno dei suoi prossimi film.
I miei migliori saluti,
Stanley Kubrick
et quelle ...lettre!
Stanley Kubrick scrisse questa lettera zampillante di lode nel 1960 per l'uomo che considerava "il più grande cineasta oggi al lavoro", e al quale ha poi attribuito una grande influenza sul suo lavoro: Ingmar Ernst Bergman.
Da tener presente che Kubrick aveva 31 anni all'epoca e doveva ancora produrre alcuni dei suoi capolavori (aveva girato, però, "Il bacio dell'assassino"; "Rapina a mano armata", "Orizzonti di gloria", e stava lavorando alla post-produzione di "Spartacus", dopo che era subentrato nella regia a Antony Mann) mentre Bergman aveva già dieci anni più di lui, ma anche lui era "giovane": aveva solo 42 anni, ma con qualche capolavoro in più nel carniere.
Resta un attestato di stima meraviglioso e - perchè no? - anche di riconoscenza incondizionata per il regista che considerava un Maestro.
Si, perchè, Kubrik studiò il cinema di Bergman e anche quello di Viktor Sjostrom, che Ingmar Ernst considerava suo maestro.
Una curiosità: la scena, forse, la più famosa girata da Kubrik, quella di "Shining", nella quale il protagonista ormai impazzito sfonda a colpi d'ascia la porta dietro la quale si è barricata la moglie atterrita, è presa pari pari dal film, capolavoro del grande maestro svedese, "Korkarlen" ("Il carretto fantasma", 1929).
La lettera è esposta alla mostra su Ingmar Bergman al deutsche Kinemathek Museum di Berlino.
smr
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