sabato 6 ottobre 2012
L'influenza del teatro di HENRIK IBSEN sulla cinematografia di INGMAR BERGMAN.
Metto qui un estratto dal mio saggio IL GENIO DI UPPSALA dedicato al teatro di Henrick Ibsen e la sua influenza sul cinema di Ingmar Bergman.
Nella trattazione, breve e sommaria, dell'influenza del teatro di Henrik Ibsen sulla cinematografia di Ingmar Bergman, innanzitutto vanno considerate le comuni radici scandinave: essendo Ibsen nato in Norvegia e Bergman in Svezia.
Norvegia e Svezia devono essere necessariamente considerati molto più che due paesi semplicemente confinanti: essi hanno in comune molte più affinità socio-culturali di quante non ne condividano, ad esempio, Italia e Svizzera.
Va altresì considerata, la formazione filosofica di Henrick Ibsen, basata sulla profonda conoscenza della filosofia di Soren Kierkegaard, inventore dell'esistenzialismo scandinavo, che sia il drammaturgo, che il regista dimostrano di aver studiato profondamente e di conoscere molto bene.
Il drammaturgo norvegese, mise spesso in scena personaggi in preda ad una profonda contraddizione, anzi conflittualità tra le loro capacità e le loro ambizioni (non è lo stesso per il pastore protestante Tomas Ericsson di Luci d'Inverno?) e figura tra i principali iniziatori della drammaturgia moderna. Gli uomini e le donne creati da Ibsen, sono pronti a sacrificare tutto per perseguire il proprio ideale e per esprimere con impeto la propria personalità (non si può dire lo stesso del cavaliere crociato Antonius Block de Il settimo sigillo?), restano sorprendentemente vivi a più di un secolo di distanza, poiché traducono con forza le grandi angosce del nostro tempo; le grandi angosce dell'uomo moderno; le grandi angosce dell'uomo storico.
Esattamente quello che accade a quasi tutti i personaggi dei film di Ingmar Bergman.
Ibsen debutta come drammaturgo con drammi storici, Catilina, (1850) e Il tumulo del guerriero, (1854).
In queste pièces si ritrova già il tema della vocazione individuale, direttamente ereditato da Kierkegaard; come pure il principio direttivo della visione ibseniana del mondo: la lotta implacabile di forze antagonistiche nel destino umano.
In seguito si accosta alle teorie del tedesco Hermann Hettner - per il quale la storia portata sulla scena è soltanto pretesto all’esposizione di conflitti psicologici.
Il plot de La commedia dell’amore, (1862), che denuncia la menzogna vitale sulla quale si baserebbe ogni amore coniugale, infine, non ricorda molto da vicino il soggetto e la trama di uno dei capolavori di Bergman: Scene da un matrimonio?
smr
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