metto qui un breve brano estratto dal mio libro:
"Passeggiate nella memoria profonda di un ragazzo di paese"
A parte qualche episodio drammatico e qualche punto di sutura
sulle ginocchia la mia vita scorreva abbastanza tranquilla. Anzi
posso dire che era abbastanza soddisfacente. Prima, fino a
qualche decennio fa, per stare bene dovevi stare bene davvero.
Oggi per poter dire di stare bene, ti basta non stare troppo male.
Nell'ottobre del 1962, l'anno in cui morì mia nonna, papà decise
che potevo andare a scuola, avevo poco più di cinque anni. Mi
ricordo come fosse ora il mio primo giorno di scuola. Ecco la
scena come in una fotografia che ho in mente da allora. E' una
bella giornata di sole, mia madre in piedi, davanti al tavolo della
cucina, un po’ china su una coperta militare grigia e bianca,
piegata per fare spessore. Stira il mio grembiulino blu, col
colletto bianco inamidato e il nastro azzurro. Ogni tanto sputa
sulla piastra del ferro per sincerarsi che sia rovente; se non è
abbastanza caldo lo rimette sul fornello della cucina, che sta
acceso alle sue spalle. Dall’altra parte della stanza, mia sorella, è
già pronta, armeggia per un po‘ con la sua cartella. Lei è già
esperta, andrà in quarta. Ci mette dentro tutto quello che le
occorre: due quaderni, due penne, due lapis, un astuccio di
colori a cera, la squadra, il righello. La colazione, pane burro e marmellata, incartata per bene, la mette nella tasca esterna per
non sporcare tutto il resto. Alla fine soppesa la cartella. E'
leggera e maneggevole. Lo resterà almeno fino a quando non ci
metterà dentro i sussidiari. Poi arrivano sul pianerottolo Sergio e
Teresa, gli amichetti del piano di sotto, che vanno in classe con
mia sorella. Tutti insieme scendiamo le scale e ci avviamo a
piedi verso l'edificio scolastico. Sono un po’ elettrizzato, ma non
come quando presi la scossa. Mio padre ha a che fare con la
scuola, ma non fa parte del nostro teatrino. Lui esce da casa
sempre un po’ prima di noi. Passa in piazza, compra le sigarette
e il "Messaggero", si ferma a parlare con gli amici di politica e
di calcio. Poi incontra i colleghi maestri e, durante il percorso a
piedi, parla piacevolmente di programmi scolastici e di libri.
Lui di mattina insegna; di pomeriggio fa il bibliotecario al
Centro di lettura.
smr
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