Nel film "Persona" (Persona, 1966) celeberrimo film di Ingmar Bergman, forse il suo film più sperimentale ed enigmatico, è contenuta una grandissima prova di abilità tecnica da parte del regista e del suo direttore delle luci Sven Nyquist.
Scrive Bergman nel suo libro-diario Immagini:
“Io
e Sven Nyquist decidemmo di lasciare la metà del volto nel buio
completo... insomma, non avrebbe dovuto esserci neppure una sfumatura di
luce. Questo era inoltre un passo naturale a combinare, proprio nella
fase del monologo, i mezzi volti illuminati in modo che si fondessero in
un volto unico. La maggior parte delle persone ha, chi più e chi meno
un lato migliore del volto. Le immagini dei volti di Liv (Elisabeth
Vogler, n.d.r.) e di Bibi (Alma, n.d.r.) illuminati per metà, che poi noi unimmo insieme, dimostrarono il lato peggiore di ciascuna di loro”.
Al punto che, come ricorda sempre Bergman, nè Liv Ullman nè Bibi Andersson, si riconobbero nel "doppio" volto, ma ciascuna delle due attribuì quel volto all'altra collega, dicendo c'era brutto.
L'aneddoto è riportato nel mio saggio sul grande cinema di Ingmar Bergman: IL GENIO DI UPPSALA.
smr
Nessun commento:
Posta un commento