lunedì 19 novembre 2012

Storie di paese. 7


Al mio paese, proprio al centro del paese, una volta c'era un campo di calcio.
Dov'è la notizia? vi chiederete.
Il fatto è che il nostro campo di calcio aveva un palo della luce in mezzo.
Anzi non proprio in mezzo, un po spostato verso un lato, dalle parti della linea di centrocampo.
Un enorme, alto, palo di legno che reggeva i fili elettrici.

L'altro fatto è che, in realtà, quello non era un vero campo di calcio: per nove mesi l'anno era terreno coltivato, un campo di grano; diventava un campo sportivo solo dopo che a giugno era stato mietuto il grano, fino all'ultima spiga matura.

Già dalla fine di maggio Zì Luigi, il proprietario del terreno, cominciava a passeggiare, accompagnato da una muta di setter e spinoni, tra le spighe gialle.
Ne strappava qualcuna, la sgranava, tastava i chicchi, se ne buttava qualcuno tra i denti, lo masticava e ne saggiava la perfetta maturazione: solo quando riteneva che fossero giustamente mature, solo allora, dava ordine ai suoi mezzadri di mietere le spighe di grano, rigorosamente coi falcioni. 
Una dozzina di contadini scendevano nel campo e, mulinando in sicrono gli enormi falcioni, in un mezzo pomeriggio aveva finito il lavoro.
Malgrado la fresenia fosse a mille, anche dopo che il grano era stato mietuto, non si poteva ancora giocare a pallone.

Prima di cominciare la lunga serie di partite amichevoli dell'estate bisognava fare due cose.
La prima era chiedere ordine a Zì Luigi, che ci teneva molto, sebbene in paese fosse diventata una consuetudine che lì si giocasse a pallone ogni estate.
La seconda era estirpare oppure appiattire a terra gli spuntoni di fieno che ancora uscivano dal terreno: erano i resti della mietitura fatta coi falcioni.
Allora scendevamo in campo noi piccoli: qualche partitella "coppa-piazza" che durava dal pomeriggio a dopo il tramonto e il gioco era fatto.
Degli spuntoni non restava nemmeno più l'ombra. 
Solo qualche graffio e un rigagnolo di sangue rappreso sui polpacci nudi.


Ora, al centro del paese, il campo non c'è più: al suo posto c'è un parco pubblico. 
Ma quella è un'altra storia strana.

Il nuovo campo sportivo è sorto alla periferia del paese, in un bosco di querce. 
E' un vero stadio: ci hanno messo le gradinate e l'illuminazione; un fondo in terra battuta e gli spogliatoi con le docce e l'acqua calda. 
C'è pure l'asciugacappelli a parete.
L'unica cosa che manca è il fascino pionieristico e grezzo, quasi eroico, del vecchio campo di grano. 

Ma quello mica si poteva costruire.

smr

Nessun commento:

Posta un commento