mercoledì 19 settembre 2012
In memoria di Tonino Lisi.
Ci sono persone che sembra non debbano mai andarsene; non debbano morire mai; pare che debbano vivere in eterno: Tonino Lisi era una di queste.
Tonino è stata anche una di quelle persone che sicuramente mancheranno e molto, non solo alla famiglia, ma alla intera comunità nella quale sono vissute, alla quale hanno appertenuto da sempre, ininterrottamente, dalla nascita fino alla morte.
E lo scrivo con onestà, senza un pizzico di enfasi, di esagerazione o di retorica.
Mancherà, perchè mancheranno le sue idee innovative, alcune quasi rivoluzionarie, mancheranno i suoi progetti, le sue organizzazioni "disorganizzate", le sue iniziative private e pubbliche: anche se, sempre per onestà, bisogna dire che lui non aveva una sua vita privata (o sembrava non averla): la sua vita privata era mischiata a quella pubblica e la sua vita pubblica era un tutt'uno inscindibile con la sua vita privata.
La sede della "sua" Pro-Loco era sotto casa sua.
Ma, per sgombrare il campo e subito da qualunque illazione (in questi tempi di malaffare e di peculati) bisogna aggiungere subito che lui con la sua inesauribile attività associazionistica non ci ha mai guadagnato una lira, piuttosto ci ha rimesso: quadagnandosi solo la stima di quanti (quasi tutti i corenesi di dentro e di fuori) hanno saputo apprezzare il suo dinamismo, la sua voglia di fare, la sua attività instancabile.
Lui, per tutta la sua lunga vita, è stato un giovane con la forza dell'uragano, costretto, ma solo verso la fine, in un corpo di anziano, che comunque ha saputo conservare un'andatura scattante, svelta, che non è mai riuscito a limitare il suo entusiasmo e la sua iper-attività.
Chi non lo ricorda - lo ha fatto anche a qualche settimana dalla morte - passeggiare a passo svelto per le vie del paese, magari con la macchina fotografica a tracolla.
Facendo ogni tanto quella specie di saltello che era diventato un tratto caratteristico della sua camminata.
Mio figlio Antonio ieri mi ha detto: "papà, ma è morto quel signore alto che faceva il fotografo?"
E proprio al 20 Marzo 2012, il giorno del compleanno di mio figlio, posso far risalire l'ultima chiacchierata seria e abbastanza lunga, durata un'oretta, che abbiamo fatto insieme; che abbiamo avuto il piacere di condividere entrambi. Ma soprattutto io, perchè con Tonino si parlava bene, senza isterismi dialettici.
Eravamo appoggiati al muretto del parco pubblico e, con una buona dose di nostalgia e non senza una punta di rincrescimento, abbiamo ricordato assieme la lunga militanza comune nella DC; tutte le sue iniziative economiche, associazionistiche, culturali (alcune ancora vive, altre naufragate miseramente); i nostri libri, quelli letti e quelli scritti; la (irr)riconoscenza del paese; il disinteresse, la mancanza di mutualità e di cooperazione, che assieme all'egoismo e all'autismo sociale, lo hanno praticamente costretto a rincorrere una crescita e uno sviluppo che (probabilmente) non arriveranno mai.
Mi diceva "...adesso siamo tutti impegnati a parlare di come Coreno doveva essere e non è stato"; "...di come poteva crescere e svilupparsi, e non è avvenuto"; e aggiungeva "...non è importante chiedersi di chi è la responsabilità o la colpa, ma bisognerebbe urgentemente cambiare spartito e invertire la rotta, chè non tutto è perduto. Forse!"
Aveva sempre speranza, aveva sempre una speranza; non si abbatteva mai, provava sempre a giocare la sua carta, anche se era la sua ultima carta.
Ragionava come se non dovesse morire mai; agiva come se sapesse di dover morire il giorno dopo.
Mancherà Tonino.
Mancherà la sua guida al giornale "La Serra", migliorabile certo (come pedantescamente gli contestavo in vita), ma pur sempre una testimonianza importante e preziosa (come ribadisco ora che è morto).
E tutti quelli che hanno anche solo superficialmente avuto a che fare con un giornale "artigianale", qualche volta, anche solo sporadicamente, sanno quanto sia complicato, gravoso, difficile, licenziare un giornale alla tipografia.
Quanto lavoro, fisico e intellettivo, anche un giornalino all'apparenza semplice come quello che dirigeva, richieda ai redattori e soprattutto al Direttore.
E, infine, ci mancheranno - ma da qualche anno, in verità, ci mancavano già - le sue famose gite all'estero col pulman, quelle fantastiche, entusiasmanti e defatiganti, galoppate per le capitali di tutta l'Europa; anche due o tre città nella stessa escursione, che per motivi economici non duravano mai più di una settimana o dieci giorni.
Tonino è uno di quei cittadini che hanno più dato alla loro comunità; ma è anche uno di quelli che da essa hanno ricevuto di meno, in cambio.
Adesso possiamo solo evitare di dimenticare quello che ci ha insegnato; tenendo bene in mente, anzi cercando di metterla in pratica anche noi, la bella, elegante, mai arrogante lezione di vita che ci ha impartito.
Non lasciamo che la sua preziosa eredità spirituale si disperda, ma riprendiamo il lavoro da dove il suo solco è stato interrotto.
Ciao Tonino. R.I.P.
smr
Voglio chiudere questo pezzo con un brano tratto dalla presentazione del mio libro "Le stagioni della lattaia".
Alla quale Tonino naturalmente era presente: si vede di spalle seduto in prima fila nel settore destro nel filmato che abbiamo pubblicato su YuoTube.
E raccontando un aneddoto che non conosce nessuno.
La sera della presentazione del libro "Te la senti di costruire un monumento" ho salutato pubblicamente Tonino che era in ospedale già da qualche giorno, dicendo che se fosse stato aCoreno sicuramente sarebbe stato seduto in prima fila e altrettanto sicuramente avrebbe comprato il libro. Maurizio Costacurta, uomo di grande e sincera sensibilità ha voluto far recapitare a Tonino, per il mio tramite, una copia del suo libro corredato di dedica autografata.
Non penso che Tonino abbia avuto la forza di leggerlo, forse nemmeno di prenderlo in mano e sfogliarlo con la sua consueta curiosità: spero almeno che lo abbia portato con se, in Paradiso.
Infine un augurio - che è anche una speranza - di quello che vorrei non succedesse mai, con il ricordo di Tonino.
"...Da qualche parte nel mondo si conserva l’uso di ricordare ed onorare il compleanno dei morti.
Al mio paese sembra che non esista più la Memoria!
Quando un uomo muore finisce nel dimenticatoio.
Lì la sua memoria rischia di evaporare per sempre.
Per quanto alcuni viventi - consapevoli, o meno, d'avere poco o niente da dire - per la loro banalità hanno i modi di chi è già morto (mi ricordano l’anziano dottore visto in un vecchio film svedese degli anni ’50).
Al contrario, certi defunti, anche dopo il trapasso, con le loro ricche storie personali, ancora ci raccontano molto.
E’ come dire: Tutti muoiono, pochi hanno realmente vissuto!
Alcune persone hanno lasciato una traccia - leggera o profonda - nella sabbia della Memoria e del Tempo.
Spesso ci accorgiamo dell’influenza che hanno esercitata su di noi quando è ormai troppo tardi.
In tal caso solo coi pensieri possono ricevere la nostra gratitudine.
E’ sempre da preferire la riconoscenza - anche tardiva - alla dimenticanza colpevole."
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