Se avete intenzione di visitare l'alta provincia di Latina, dovete percorrere necessariamente la Pontina se intendete raggiungere le zone costiere; la Via Appia (la Regina Viarum) se invece volete inoltrarvi nell'entroterra, fino alla Ciociaria.
L'Appia si srotola, praticamente dritta per decine di km. attraverso le zone bonificate.
La maggior parte di essi sono ombreggiati da enormi pini secolari.
Secondo il mio amico Marco, fotografo free-lance nomade, l'ombra si deve ad una ...genialata del Duce che ordinò di piantare gli alberi per favorire le carrozze dei nobili che la percorrevano per diporto.
Dovrò approfondire questo aspetto di ...costume.
Se, appena superata Terracina, imboccate l'Appia (SS7), dopo aver percorsi ca. 30 km e dopo aver svoltato a destra a un grosso quadrivio regolato da un semaforo (strumento di regolazione del traffico stradale quanto mai obsoleto, dopo l'exploit delle rotonde, arrivate in Italia qualche secolo dopo i "round-about" inglesi) siete ormai nei pressi di Latina Scalo.
Praticamente attaccata c'è Sermoneta Scalo.
Non c'è soluzione di continuità tra le due frazioni.
All'imbocco del paese vi accoglierà l'ennesima rotonda.
Questa volta è un'aiuola verde con al centro un orrendo "monumento" di cartone pressato con su scritto: Sermoneta Città d'Arte.
Se il buongiono si vede dal mattino!
Mi fermo in un baretto per fare uno spuntino, prendo da un vassoio per dolci l'ultima fetta di crostata disponibile, un po' anemica ma buona, con marmellata di visciole: un frutto che quì è di casa.
Non molto lontano da quì c'è la famosissima Abbazia di Valvisciolo.
Edificata in rigoroso stile romanico-cistercense è uno dei massimi capolavori del genere della provincia dopo l'Abbazia di Fossanova.
La tradizione vuole che questa abbazia sia stata fondata nel XII° secolo da monaci greci e sia stata occupata e restaurata dai Templari nel XIII° sec..
Quando nel XIV° secolo questo ordine venne disciolto subentrarono i Cistercensi.
Una ventina di anni fa il mio amico Luigi Cristino (di Latina) si laureò in architettura con una tesi su Valvisciolo e mi regalò una copia della sua interessante pubblicazione che ancora conservo gelosamente.
Dai tavolini del bar dove mi riparo dalla calura della Pianura Pontina vedo due cose: una bella e una brutta.
La cosa bella è il centro storico di Sermoneta in alto, appollaiato su un costone roccioso di arenaria sul quale troneggiano gli enormi bastioni del Castello Caietani che domina tutta la piana sottostante, fino al mare.
La ragazza del bar mi confessa candidamente che solo un paio di volte è stata a Sermoneta e vabbene che era di Doganella di Ninfa, a qualche km di distanza! (Sic!)
La cosa brutta, anzi orrenda, è una chiesetta che ho proprio di fronte.
Un vero scandalo.
Piastrellata con 30x30 di travertino. Sui lati un tremendo inserto che ricorda il fasciame della prua di una nave, dalla quale sbuca (quasi trapassando lo scafo) un piccolo campanile.
Ma - dico io! - quelle belle chiesette di pietra viva di una volta, no, eh?
Una volta raggiunto il centro storico si lascia la macchina e si prosegue a piedi verso l'acropoli.
Il paese ha uno spiccato aspetto medievale ed è molto frequentato dai turisti, anche e soprattutto per via del Castello Caetani, nonché per la sua vicinanza al Giardino di Ninfa, importantissima oasi naturalistica di proprietà della Fondazione Caetani, ma che rientra però nel confinante comune di Cisterna di Latina.
A Sermoneta è stata conferita la Bandiera Arancione per il Turismo dal Touring Club Italiano
Nel 2010 l'Unione Europea ed il Ministero del Turismo ha conferito a Sermoneta anche il riconoscimento "Destinazione Europea d'Eccellenza".
Quando incomincio a inspirare dall'aria l'odore del tempo si è fatta già l'ora di rimettersi in marcia.
Ci torno di certo a Sermoneta.
Anche perchè ho scoperto l'esatta ubicazione del punto di produzione e vendita della celeberrima mozzarella di bufala DOP Roana, sulla Via Migliara 46.
Una delle dieci cose per le quali vale la pena di vivere, secondo Roberto Saviano e anche secondo me.
Ma io non la colloco al primo posto, come la mette lui.
Magari al secondo o al terzo. ;-)
Bianca, dolce, leggermente sapida, freschissima.
Prodotta solo col latte non pastorizzato delle 700 bufale di loro proprietà, quindi in quantità limitata.
Da accompagnare, magari, a un buon Oppidum il Moscato Bianco secco di Terracina DOC delle Cantine S.Andrea, fatto poco lontano da quì.
Prosit!
SMR
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