Ricordo
che da bambini, nei primi anni ’60, al pranzo dei giorni di festa, o
nei rari banchetti nuziali ai quali ci capitava di partecipare - allora
si tenevano quasi sempre a casa degli sposi; quasi mai al ristorante
come usa oggi - mentre i grandi bevevano vino, noi piccoli avevamo
diritto alla nostra abbondante e fresca razione di gazzosa.
Ricordo
pure come molte passeggiate fatte d’estate, in compagnia dei nonni o
degli zii adulti, finivano con noi seduti a cavalcioni sul muretto, i
piedi penzoloni, esausti ma soddisfatti; o all’ombra di un pergolato -
come nelle più torride gite in Sicilia - a gustarci, in piena
tranquillità, una bottiglietta ghiacciata di quella soave, frizzante
bevanda, con leggero aroma di cedro.
Dubito
molto che ancora oggi esista qualcuno disposto a produrre,
imbottigliare e distribuire quella modesta bibita effervescente che
bevuta d’un fiato ti toglieva il respiro.
Dubito
molto che ancora oggi esista qualche buontempone disposto a venderla
per le poche lire che allora ci chiedeva il nostro vecchio amico
barista, grasso e baffuto. Tu gliela chiedevi, lui la pescava dal
bidone pieno di acqua e ghiaccio, tuffandoci dentro quasi tutto il
braccio. Subito ti tendeva l’altra mano asciutta, aperta e avida. Ti
cedeva la bottiglietta solo dopo che glie l'avevi regolarmente pagata.
Oggi siamo tutti condannati, inesorabilmente, alla modernità! E, si sa, la modernità non sempre è vero progresso.
Di
sicuro siamo tutti bersagli viventi. Vittime indifese. Sotto un
bombardamento incessante di bevande colorate. E se ne vedono davvero di
tutti i colori! Ne ho viste alcune di un terrificante celeste.
E ne vedo tuttora moltissime vendute in lattine colorate, o in bottiglie di plastica col tappo di plastica.
E
il sapore? Vi chiederete! Anche quello di …plastica! Con lo zucchero o
senza. Allora dentro c’èl’aspartame. O qualche altro stucchevole
ritrovato di sintesi che possa renderle dolci - o, perlomeno gradevoli.
Se provi a leggere gli ingredienti, poi, ci trovi tante strane “E” con tanti numeri appresso. C’è di che preoccuparsi.
Costano molto, per quello che offrono e, forse, ti avvelenano pure - lentamente.
La
nostra vecchia, meravigliosa Gazzosa non aveva niente a che fare con
tutto questo. Anche a volerla indicare come il capostipite di tutte le
bibite moderne,
nulla può accomunare due modi tanto diversi di bere. Due
interpretazioni così diseguali di rimedio alla sete. Oserei dire due
filosofie di vita tanto difformi.
La
nostra vecchia, meravigliosa Gazzosa era servita nella sua
inconfondibile bottiglietta di vetro trasparente - oggi si direbbe “vintage”.
Con le poche, semplici indicazioni, del produttore e degli ingredienti,
scritte in rilievo sul vetro. Chiusa tassativamente col suo
caratteristico tappo di ceramica bianca. Tenuto bloccato da una semplice
ma geniale molletta di ferro. Guarnito con l’anello di gomma arancione -
per non farla sfumare. Che te ne facevi di una Gazzosa senza bollicine?
Avresti perduto tutto lo sfizio di berla.
La
nostra amata Gazzosa appariva cristallina e incolore, quasi scialba
alla vista, ma con un sottile, singolare gusto - miracoloso, per come
semplicemente era fatta. Acqua minerale, zucchero, aromi di cedro o di
altri agrumi. E solo una piccola aggiunta di anidride carbonica - a
renderla piacevolmente frizzante.
Qualcuno
tra noi - ma era raro - la trovava troppo mossa e vivace. Allora
prendeva a sbattere maldestramente la bottiglietta, tenendola tappata
col suo piccolo pollice. Quindi, mollando un po’ la presa, tentava
disperatamente di farla sfumare - se non gli era prima caduta quasi
tutta per terra.
L’unico
effetto che poteva ottenere era di perderne mezza - con un grosso
sbuffo impertinente. Anche agitato ben bene, o sbatacchiato
energicamente, quel liquido continuava a frizzare - impassibile.
Era
come se l’anidride carbonica, contenuta nella bottiglia, si rigenerasse
in continuazione per cause soprannaturali - magicamente.
Se
volevi, potevi solo attenuarne di poco l’effetto gasato. L’unico
sistema era stapparla e aspettare - perdendo tempo a osservarla mentre
sfiatava lentamente, naturalmente. Con la cannuccia d’ordinanza -
rigorosamente di paglia, beninteso, non di plastica come oggi - infilata
nel collo della bottiglia, che si sollevava come per incantesimo.
Oppure
dovevi versarla in un capace bicchiere di vetro e aspettare che si
ossigenasse. Ma se pensavi di doverla snaturare così perché dovevi
comprarla? Se pensavi di doverla snaturare così allora era meglio non
prenderla proprio quella Gazzosa!
Meglio procurarsi qualcos’altro da bere! O, no?
Se
la gazzosa esistesse ancora, messa a confronto col milione di bibite
che circolano oggi, di sicuro, sarebbe considerata la bevanda più
naturale - dopo l’acqua.
Forse l’unica bibita veramente ecologica.
Ma
se la gazzosa esistesse ancora, con un’abile campagna pubblicitaria,
una di quelle, odiose e martellanti, studiate dai così detti “creativi” -
quei fantasiosi signori che inventano le mode estive più perniciose -
diventerebbe un nettare “chichissimo”, da vendere in tutti i locali alla moda.
E,
dagli! foto sui giornali. Magari con la bottiglietta amorevolmente, e
maliziosamente, ospitata tra le gambe o tra i seni di signorine mezze
nude, sedute sulla sella di moto di grossa cilindrata con gli occhi a
mandorla.
E questo indegno “can-can” ne appannerebbe inevitabilmente la genuinità dell’immagine. La renderebbe artefatta - quindi finta.
E il suo inconfondibile gusto prenderebbe di marcio.
Forse
per questo motivo, in un mondo che sembra pericolosamente impegnato a
distruggere quel poco che ancora ci resta di naturale e di schietto,
qualcuno, tanti anni fa, di proposito, ha provocato la fine della nostra
gazzosa.
Forse qualcuno ha, volutamente, accoppato la nostra Gazzosa.
La Gazzosa è morta!
Anzi, è stata ammazzata!
.…Per eutanasia.
(racconto in Appendice del libro di Salvatore M.Ruggiero: "Le stagioni della lattaia. Il racconto della donna che mesceva il latte con altre sette piccole storie.")
grazie per averla ricordata, era buonissima:)
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento Francesco, ma in verità non ho ricordata la gazzosa solo perchè era buona.
RispondiEliminaIl mio libro, in un piano di lettura meno evidente, tende a mettere in risalto le differenze tra due modi di vivere: quello nell'era attuale e quello degli anni '60 e le descrizioni dei personaggi e dei luoghi (compresa quella della gazzosa) hanno lo scopo di far capire al lettore per quale epoca io tifi....:-)
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