venerdì 29 marzo 2013

Ingmar Bergman e Gesù Cristo.

Ingmar Bergman era talmente incuriosito e appassionato dalla figura di Gesù Cristo che aveva da tempo deciso di girare un film su di lui a Faro, la sua isola, ma era rammaricato dal fatto che diverse circostanze glielo avevano sempre impedito e racconta il suo disappunto nella sua autobiografia.
La buona occasione, ad ogni modo, sembrava, finalmente, essersi materializzata quando giunse a casa sua una folta delegazione di dirigenti della RAITV che gli si era rivolta per attribuirgli formalmente l'incarico di preparare la sceneggiatura per una Vita e Passione di Gesù Cristo.
Pagarono anche anticipatamente il suo lavoro: la bella somma, per l'epoca, di 30.000 dollari.
Bergman si mise subito all'opera e forte della educazione religiosa forzosamente ricevuta dal padre, pastore protestante, e di una solida conoscenza biblica raggiunta attraverso approfondite ricerche e studi sulla figura storica del Cristo, fu in grado in pochi giorni di spiegare il suo personalissimo e originalissimo progetto.

Risposi con un piano dettagliato delle ultime quarantotto ore della vita del Salvatore. Ogni episodio era incentrato su uno dei personaggi del dramma... Dissi che volevo girare il film a Faro. Le mura di Visby sarebbero state quelle intorno a Gerusalemme. Il mare che bagna i raukar sarebbe diventato il lago di Genezareth. Sulla collina pietrosa di Langhammars volevo erigere la croce.

Probabilmente il progetto del Maestro fu giudicato troppo innovativo e originale, per come era stato esposto loro, lontano da quello che forse si aspettavano di sentirsi raccontare, oppure troppo avulso dalla scenografia dei luoghi tradizionali della vita del Cristo.

Gli italiani lessero, rifletterono e arretrarono impalliditi. Pagarono generosamente e affidarono l'incarico a Franco Zeffirelli: ne risultò una vita e morte di Gesù come in un bel libro illustrato, una vera e propria biblia pauperum.

In un colpo solo la RAITV ottenne diversi risultati, non tutti e non proprio lusinghieri, purtroppo.
Con la loro visione provinciale delle cose  e dell'arte rimediarono una bruttissima figura con uno dei cineasti più grandi di tutti i tempi; ottennero la madre di tutte le Passioni di Cristo, che ancora si rappresentano (ahimè!) in tutta Italia; rinunciarono probabilmente a festeggiare l'ennesimo capolavoro a firma di Ingmar Bergman, che sarebbe stato almeno alla pari, se non addirittura superiore al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, senza alcun dubbio la migliore trasposizione delle ultime ore di Gesù mai realizzata per il cinema.
Insomma, grazie alla lungimiranza dei dirigenti RAI, oggi la cultura mondiale celebra una biblia pauperum in più e un capolavoro in meno.

smr

lunedì 11 marzo 2013

Breve nota a margine dell'incontro con Franco Arminio.

Sono appena tornato da Maranola, un piccolo paesino nei pressi di Formia (Lt), dove c'era di domenica pomeriggio, un incontro col poeta e scrittore Franco Arminio, professione paesologo. 
Ci tenevo a conoscerlo personalmente, siamo già amici da qualche anno su Fb, e dovevo anche rinfrescare l'invito che gli rivolgo da un paio d'anni di venire a Coreno Ausonio per una giornata dedicata interamente alla paesologia. 
Io sono convinto che la paesologia e Franco Arminio possano salvare i paesi dallo "spaesamento" e dalla estinzione definitiva alla quale sembrano condannati dalla "modernità" (che non sempre è vero progresso). 
In un piccolo ma preziossimo saggio di uno degli ultimi intellettuali veri: Raffaele La Capria, "La mosca nella bottiglia", l'autore sostiene, con una geniale metafora, che la mosca non uscirà mai dalla bottiglia individuandone l'uscita dal collo se non sarà aiutata ad uscirne.
Da chi? Dalla filosofia!
Ecco! Secondo me, Franco Arminio e la paesologia (come la filosofia per la mosca intrappolata) aiuteranno i "paesani" ad uscire dalla bottiglia, ad emanciparsi, a liberarsi dalle catene che li tengono legati al loro destino che appare segnato. 

La paesologia è la filosofia dei paesi.
Uno dei malintesi più grossolani nel quale alcuni cadono è pensare che gli intellettuali abbiano le risposte ai problemi. 
Non so se il conduttore dell'incontro con Franco Arminio stasera a Maranola l'abbia detto perchè convinto o per pura provocazione, ma pensando forse di fare bella figura ha detto che nei libri di Arminio non c'è lo "...straccio di una proposta!" 
Non mi meraviglia, dato che è una contestazione simile veniva mossa pure a Ingmar Bergman, reo di individuare nei suoi film i problemi ma di non essere capace di fornire soluzioni. 
Franco Arminio, Ingmar Bergman e una grande quantità di intellettuali si pongono delle domande, ma umanamente non sono capaci di fornire tutte le risposte. 
Essi intavolano un inizio di discussione; tentano un approfondimento; forniscono degli abbozzi di spiegazione; avviano verso una conoscenza che possa permettere di avvistare almeno una flebile luce in fondo al tunnel, di istradare su un sentiero di esperienza, possibilmente meno impervio e scosceso di quanto non possa apparire senza i loro preziosi insegnamenti.