lunedì 22 settembre 2014

Angelo Ruggiero I Personaggi e l'epoca sono l'anima della pubblicazione. E' uno scorcio del tessuto connettivo di una Comunità, sana e sincera, che viene sfiorata e registrata dalla Storia,nella sua magra e dignitosa ruralità, per essere consegnata successivamente a una nuova identità dell'Italia che l'assorbe nel suo sviluppo civile ed economico.

October in my country, it is always also the month of mature hackberry . A small, round fruit that negligible , since when it comes to mature , it becomes all the colors : white, yellow, green , red, brown , and finally (almost) black . 50 shades of colors, all natural and beautiful , but ... gray ! He has little pulp ( peccato! ) and a small bone in the middle, but is very sweet . He knows a mixture of locust beans, jujubes and licorice. Some of my little friends with whom I was doing the raids crushing him between two stones and ate it with all the bone, practically disintegrated by stoning . Today, hackberry not looking for them more than anyone, not even the birds. The employees of the forest they planted as ornamental trees and to make fresh on the sidewalks : they have a great green foliage and can reach 15 meters in height. And my son , the other day when together we passed by walking , was not the least bit interested in knowing my little , insignificant anecdotes about hackberry and my childhood. Alas !
 
 

martedì 16 settembre 2014

La Poesia? Mettiamola al muro!



Quattro esempi di come la Poesia in Ciociaria 
venga... messa al muro!




1
Coreno Ausonio FR 
Poesia di Tommaso Lisi sulla facciata della casa di famiglia






2
Boville Ernica FR 
Poesia di Cesare Zavattini sul portale d'ingresso al Centro Storico.




3
Paliano FR 
Poesia di un partecipante al Concorso Comunale di Poesia





Sora FR
Poesia di Giuseppe Bonaviri a Val Francesca









domenica 7 settembre 2014

Coreno nel 1799



Alla fine del 1700
 
Coreno era villa, casalis et pertinentia di Fratte. Un paese piccolo ma esteso, diviso in tanti piccoli rioni, in parte spalmati su un altopiano, in parte arroccati sulla costa rocciosa di una montagna, che portavano il nome degli edificatori primordiali.Terra di ulivi e roveri; terra di ghiande e di carrube; terra di viti, d'uva e di vino; terra fertile e grassa, dove non sassosa. Infatti terra di macere; le case di pietra come sparse sul terreno o piantate sulla costa di un monte che lo ripara a nord, tra Costamagni e le Perella, affacciato sulla vista fenomenale del Monte Fammera da una parte e dall'altra sull'altrettanto suggestiva Valle dell'Ausente, che lo conduce fin quasi al Golfo di Gaeta; esposto a mezzogiorno e aperto ai venti sia da oriente che da occidente. Provenendo da Ausonia, per una strada percorribile in carrozza o in calesse, ci si imbatteva nel primo dei tredici rioni: i Carelli e anche nella prima delle dieci chiese del paese, la chiesa di S Sebastiano. Il rione era in tutto composto di otto case, delle quali sei erano regolarmente abitate, due erano vuote. Nel rione c'era anche un frantoio (montano) per la macina delle olive. Le colline intorno sono tuttora coperte di uliveti.

Il racconto della strage dei soldati francesi a Coreno nel marzo del 1799 (di Salvatore M. Ruggiero)



Quella mattina presto, quando il vecchio prete Don Giovanni Di Siena fu svegliato all'improvviso dalla fedele perpetua Sandella non era ancora scoccata l'ora del lupo: l'ora nella quale la maggior parte delle persone nasce o muore, l'ora delle paure più ancestrali, l'ora che succede immediatamente alla notte più buia e che precede l'alba, ma quando la luna non è ancora tramontata e il sole non è ancora spuntato in cielo. E di certo, quel prete di campagna, uno dei dieci preti che risiedevano contemporaneamente nel piccolo villaggio tra le montagne, con dodici tra chiese e cappelle, non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che sarebbe successo nel corso di quella giornata appena iniziata con la chiamata urgente di una estrema unzione. Cose così straordinarie e importanti che gli abitanti di Coreno avrebbero letto più di cento anni dopo solo nei libri di storia. "Tanti giorni, tante ore, per morire nella grazia di Dio e quel vecchio pazzo ultraottantenne di Salvatore il cositore proprio oggi doveva scegliere per andarsene?" Aveva pensato Don Giovanni. Ma lui, così ligio al dovere e al suo ufficio, non aveva mai pensato di declinare il gentile invito del figlio a raggiungere al più presto la loro casa, anzi, avrebbe passato le Alpi camminando sulle ginocchia pur di arrivare prima della comare secca; pur di raggiungere in tempo il capezzale, e benedire il vecchio morente prima che esalasse l'ultimo respiro.

sabato 6 settembre 2014

Ricchi e poveri

Ricchi e poveri

E' fin troppo chiaro che al Mondo non ci sarà alcuna giustizia
fino a quando il 99% dei poveri, affamati e cenciosi, spesso
neri e sporchi e brutti e cattivi, non smetterà di ....invidiare il
misero 1% di ricchi, sazi e felici, e lindi e pinti, che vogliono
solo continuare a sfruttare in pace le risorse e le ricchezze, di
cui anche i poveri imbecilli pretenderebbero ostinatamente di
appropriarsi!

giovedì 4 settembre 2014

da Il racconto della strage dei soldati francesi a Coreno nel febbraio del 1799

"Quella mattina presto, quando il vecchio prete Don Giovanni Di Siena fu svegliato all'improvviso dalla fedele perpetua Sandella non era ancora scoccata l'ora del lupo: l'ora nella quale la maggior parte della gente nasce o muore, l'ora delle paure più ancestrali, l'ora che succede immediatamente alla notte più buia e che precede l'alba, ma quando la luna non è ancora tramontata e il sole non è ancora spuntato in cielo. E di certo, quel prete di campagna, uno dei dodici che risiedevano contemporaneamente nel piccolo villaggio tra le montagne, con dodici tra chiese e cappelle, non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che sarebbe successo nel corso di quella giornata appena iniziata con la chiamata urgente di una estrema unzione. Cose così straordinarie e importanti che gli abitanti di Coreno avrebbero letto più di cento anni dopo solo nei libri di storia."
(da Il racconto della strage
dei soldati francesi
a Coreno
nel febbraio del 1799)

lunedì 1 settembre 2014

LE MURA POLIGONALI DI SAN GIORGIO A LIRI E CASTELNUOVO PARANO


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Immersa nel verde della ricca vegetazione spontanea locale, la fortificazione in opera poligonale di Colle Santa Lucia e Colle Maceralonga si affaccia su uno scenario spettacolare,  dominando a perdita d’occhio la sottostante vallata del Liri-Garigliano. Raggiungibile con un agevole sentiero che si snoda tra i boschi locali, il circuito poligonale si offre agli occhi dei visitatori nella sua possanza strutturale e ben conservato nella sua integrità e unità perimetrale, tanto da assurgere ancora oggi a delimitazione catastale per i paesi di San Giorgio a Liri e Castelnuovo Parano.
Il sito, di grande interesse naturalistico e storico-archeologico, si presenta come un luogo di arroccamento e difesa degli insediamenti vallivi preromani gravitanti attorno alla Valle del Liri, perfettamente inserito in un sistema di intervisibilità con i circostanti centri fortificati d’altura. Ancora oggi si impone sul naturale corridoio di collegamento tra l’entroterra appenninico e il litorale tirrenico, palesando il suo ruolo di fondamentale punto di sbarramento per le popolazioni dirette verso il territorio storicamente assegnato agli Aurunci. 
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Una funzione molteplice svolta sin dal V secolo a.C., in concomitanza della pressione esercitata su quest’area da popolazioni osco-sannitiche, intensificatasi poi quando fu sottoposta alle mire espansionistiche sannite e romane; in seguito alla totale romanizzazione del Lazio meridionale le mura persero definitivamente il loro ruolo strategico e difensivo venendo abbandonate, come le altre fortificazioni limitrofe. All’interno della cerchia muraria sono attestati con continuità segni di frequentazione dall’età arcaica (VI-V secolo a. C.) fino all’epoca romana; si tratta di reperti testimoni di attività di conservazione e trasformazione degli alimenti, lavorazione della lana e dei metalli, fornaci e calcare. Nei pressi del circuito murario sorge la chiesa di Santa Lucia, attualmente allo stato di rudere ma segnalata sulla cartografia storica come punto di interesse religioso ancora  fino al XVIII secolo; la presenza di questo edificio cristiano lascerebbe ipotizzare la presenza di un più antico luogo di culto pagano.

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