giovedì 2 settembre 2021

 Cosa penso di Roberto Benigni. In breve. 




Rischio di essere una voce fuori dal coro di giubilo per il premio alla carriera attribuito al comico ieri a Venezia, ma Roberto Benigni non mi è mai piaciuto e non mi è mai stato simpatico. Ciò non toglie che per curiosità e necessità di documentazione abbia visto molti se non tutti i suoi film e abbia seguito abbastanza assiduamente le sue apparizioni in TV. A mio personalissimo parere è attore e regista ampiamente sopravvalutato. E sempre a mio modesto avviso è reo di aver sdoganato nello show-bizz italiano la furbizia a danno dell'intelligenza. Da alcuni è considerato un genio, mentre è solo un genialoide pazzo, troppo spesso anzi, quasi sempre, sopra le righe, perché ha capito che oggi per avere successo bisogna proporre qualcosa di originale. Sono 50 anni che, praticamente, propone sempre lo stesso copione e ormai e' diventato la parodia di sé stesso. Ha capito che in Italia, per essere qualcuno, bisogna avere santi in paradiso e lui e' andato a cercarseli sempre tra quelli che detengono il potere. Cosi' sfrutta molto bene le amicizie nel mondo del cinema, ma anche quelle politiche, grazie alle quali si procura cachet milionari e grazie alle quali ha portato a casa un Oscar largamente immeritato che gli consente di vivere di rendita. Per completare il quadro manca solo che quei ridicoli insipienti giurati svedesi gli attribuiscano un Nobel al quale - udite! Udite! E' già stato candidato nel 2007. Sic! Per quale categoria? I Guitti! Ultima annotazione: sbandiera ai quattro venti la sua cultura e poi sbaglia termini di uso corrente nella lingua italiana. Andatevi a guardare su YouTube il video del suo monologo sul Cantico dei Cantici del 2006 e lo sentirete pronunciare la parola alvèo invece che àlveo. Uno scandalo! Forse sarebbe il caso, per ripristinare nel nostro tanto vituperato paese un livello minimo di credibilità e di sensatezza ricominciare, ad esempio, a mettere un po' d'ordine nei giudizi critici e un piu' equilibrio nell'uso delle parole. A cominciare, magari, dalla parola genio. Come giustamente diceva Moretti... Ma come parli? Le parole sono importanti.
P.S. Onestamente a me Benigni ha rotto il cazzo! Ops! Non si può dire? Allora è meglio usare uno dei nomignoli che lui stesso ha proposto per dire... cazzo. Potete sceglierlo nell'elenco che segue: la sberla, il calippo, il pitone, il missile, l'obelisco, la baguette, la ciriola, il maritozzo, il pendolino delle 18,30, lo sciupavedove, lo sventrapapere, il vermicione, il tronchetto della felicità, l'affare, l'arnese, il malloppo, il pacco, il bastone, il candelotto, il manico, il cavicchio, la falce, la pertica, il fuso, il manganello, il ferro, la manovella, il randello, la mazza, l'asta, l'archibugio, la clava, la mazza, l'arpione, il timone, il batacchio, il bischero, il piffero, il cero, la reliquia, il belino, il fiorino, il quattrino, il tallero, il crick, il menhir, il pirla, lo scettro e... gli altri 100 tutti da lui codificati e sdoganati decenni fa in TV davanti a una falsamente basita e o falsamente divertita Raffaella Carra'.

smr