venerdì 1 febbraio 2019

Addio! Mister Zurich.

   Quando vado verso casa, rientrando dal lavoro, prima d'imboccare l'ultima curva, mi trovo inevitabilmente di fronte il tabellone di zinco dell'albo pretorio comunale. E' inchiodato al muro, contiene anche i necrologi, se ci sono morti, e io ci butto sempre un occhio.  
   L'altro giorno c'era un manifesto funebre nuovo: annunciava la morte di Paolo De Gori, 74 anni. Non ancora abbastanza vecchio per morire. Ma di questi tempi si fa fatica a comprendere qual è l'età giusta per morire.
   Avevo i miei ragazzi in macchina con me e ho cercato di aiutarli a capire chi fosse Paolo. Si! Perché quando ho commentato a voce alta la dipartita di... Mister Zurich, loro stentavano a intendere a chi alludessi usando quel soprannome strano. 


   Io Paolo De Gori lo chiamavo Mister Zurich da quando, verso la fine degli anni '70, dopo un periodo da emigrati in Svizzera, da Zurigo, si era ritirato, con la moglie, a Gaeta, dove vivevano e lavoravano insieme al bar Zurich, locale da loro due fondato e gestito. 



   Lo chiamavo Mister Zurich da quando, almeno 40 anni fa, con il nipote Costa, mio amico, e le nostre ragazze dell'epoca, avevamo preso a frequentare stabilmente il suo Bar Zurich, a Gaeta, in Via Firenze, ai piedi di Monte Orlando. 

  Andavamo sempre volentieri, ufficialmente per un gelato, ma poi, approfittando della sua disponibilità, per scendere nel seminterrato dove era stata allestita una discoteca, piccola ma accogliente e con tanto di impianto stereo, di palla luccicante e luci stroboscopiche. E, soprattutto, sempre deserta a quell'ora del mattino.
   Dopo averci rampognato per bene, ma paternamente, perché quella mattina non eravamo andati a scuola, Paolo ci confezionava e serviva con la solita meticolosa cura un bel banana-split, poi accendeva l'impianto stereo e metteva sul piatto un LP di Julio Iglesias che ci piaceva tanto: "Sono un pirata, sono un signore". 
   E il locale finalmente era inondato dalle sue dolci, suadenti, romantiche melodie. 
   Poi risaliva al bar e si spegnava le luci alle spalle, lasciandoci accomodati sui confortevoli divanetti di pelle, immersi nella penombra complice dei nostri baci appassionati.
 Ricordo perfettamente che del LP di Iglesias ci piaceva a tutti, in particolare, una canzone: "Pensami!"  
    La musica e il testo di quel pezzo per me sono indimenticabili. Ancora li ricordo a memoria, senza sforzo.
"Pensami! Tanto tempo e intensamente con il corpo e con la mente, come se io fossi lì... 
Guardami! Con quegli occhi azzurro mare che mi sanno anche ingannare ma mi piaci anche così...
Sognami! Con la forza di un amante che è lontano e non distante ma che arriva dentro qui... 
Baciami! Bacia tutta la mia pelle. Si può arrivare alle stelle dicendo un semplice si."  


   Caro amico Paolo, di te conserverò il ricordo di un uomo gentile e dai modi sempre signorili. Insieme a Julio Iglesias e alle sue indimenticabili canzoni, alle tue paternali e ai tuoi meravigliosi gelati, mi farai ricordare sempre quei bellissimi momenti, un pezzo della mia gioventù vissuta spensieratamente, in piena leggerezza.

Addio! Mister Zurich. 

smr

2 commenti:

  1. Ciao Salvatore
    Sono Maria la primogenita di "Mister Zurich".
    Grazie per la descrizione fedele che hai fatto di papà,hai colto tutti i suoi aspetti e le sue caratteristiche. Aveva fatto della famiglia, del lavoro, dell'onestà e della generosità i cardini della sua vita. Grazie 🙏 mille e scusami ma l'emozione è tanta...

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    1. Grazie a te Maria. Come pure nel caso di Raimondo Costanzo e degli altri amici ai quali, negli anni passati, ho dedicato altri necrologi che ho scritto e pubblicati sui socials e che sto cercando di raccogliere in un prossimo libro, posso dire che, anche nel caso del tuo caro papà, sono stato assolutamente leale, perché io riesco a scrivere solo quello che mi sgorga spontaneo dal cuore. ciao!

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