mercoledì 7 ottobre 2020



 57 . Ottobre

    Non tutti riescono a percepire la grande bellezza di ottobre. Chi ci vede già le sedie in circolo davanti al focolare ardente a scaldarsi piedi e mani gelate. Chi ci vede cappotti e lunghi tabarri tristi e grigi, comignoli fumanti e corvi neri affumicati. Chi, al meglio, ci vede la coda dell’estate, una signora accaldata che ha buttato il suo ventaglio. Altri notano il grigio brumoso delle piogge e di certe nuvole pazze o il bianco ghiaccio della nebbia. E’ vero! Si sente spesso negli androni il rumore degli ombrelli che si spiegano. E’ vero! Non tutti sono attrezzati per  apprezzare l’oro bruciato nel giallo della buccia dei cachi maturi, il rosso sanguigno nei melograni che penzolano dai rami, nelle doghe dei tini gonfi e in certi struggenti melanconici fiammeggianti tramonti. E’ vero! Pochi amano il blu immenso della luna piena e di certi cieli tersi e sconfinati, il viola nelle fragili mammole, l’arancio dei corbezzoli gibbosi, il marrone di funghi e di castagne. Allora, almeno tu, se hai tempo, fermati e fatti un regalo, ascolta ottobre quando arriva, siediti su un muro a secco, ai bordi di un boschetto dove le foglie lentamente, quasi per miracolo, cambiano tinta, diventano piccole fiammelle. Proprio dove una forza sovrumana, una specie di pittore, un po’ matto ma fenomenale, mescola sulla sua tavolozza magica i fantasmagorici colori del bagolaro. Prima il bianco, poi il giallo, il verde, l’arancione, il rosso, il marrone, infine il nero. Ottiene così lo spettacolo sensazionale del fogliame, quasi innaturale ma fenomenale.


smr


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