venerdì 12 ottobre 2012

Il miracolo della luce nei quadri dei fiamminghi.

(La lattaia o La donna che mesce il latte, di Vermeer)


Avete mai notato che nei quadri dei grandi fiamminghi la luce proviene quasi sempre dal lato sinistro?
Vi siete mai chiesti il perchè?
E se la risposta a queste due prime domande è si, siete riusciti a darvi una terza risposta plausibile senza consultare libri d'arte?
Che lo abbiate fatto o no, la risposta è semplice!
Semplice perchè logica.
Basta solo fare mente locale, osservare attentamente i quadri in discussione, regolare un abbozzo di ragionamento e conoscere un po i posti in cui quei meravigliosi pittori operavano.
Nel 17° secolo non c'era, ovviamente, la luce elettrica.
Il pittore, che doveva lavorare necessariamente con la luce naturale, andava nel suo studio, presumibilmente nelle ore della tarda mattinata, quando la luce del sole, o almeno del giorno, cominciava a filtrare dalle finestre e proseguiva il suo lavoro fino al primo pomeriggio, al meglio! (ricordiamoci che l'Olanda è abbastanza alta e d'inverno fa notte molto prima) che da noi.
Era logico, quindi, che sfruttasse la luce naturale migliore, che in quelle ore proviene da sud, quindi dal lato sinistro.





Ho provato, senza riuscirci, a descrivere così quei miracoli di luce nel mio:
"Il racconto della donna che mesceva il latte", il racconto d'apertura della raccolta:
"Le Stagioni della lattaia".

.... "Mentre la donna che mesceva il latte attendeva al suo lavoro, gli ultimi raggi di sole prima del tramonto, fattisi ormai tiepidi, penetravano nella stanza.
E, irrompendo, quasi di forza, dalla finestra, trapassavano da sinistra la scena che vi si svolgeva.
Nel cucinino della lattaia, ancora prima che fuori, anche quell’altra lunga giornata estiva morente stava cedendo il suo posto al crepuscolo – pigramente, quasi con riluttanza.
Gli ultimi bagliori dorati del sole, che all’esterno disponeva perché il riverbero d’ogni suo singolo raggio andasse ad incendiare un tetto del paese, circonfusi nell’angusto locale, contribuivano a creare un’incantevole atmosfera rarefatta - uno sbalorditivo drammatico effetto di luci e ombre.
Un’aura irreale, quasi metafisica, avvolgeva l’ambiente e tutto ciò che, animato o inanimato, vi si trovava al momento.
Era come perdere gli occhi in uno spettacolare caleidoscopio; come mirare nella stessa camera oscura del pittore."

smr

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