mercoledì 28 gennaio 2015

CASTELNUOVO PARANO (FR). Una domenica pomeriggio di gennaio in Ciociaria, alla ricerca di una chiesetta di campagna del XVII° secolo.











Provengo da Ausonia e avanzo verso Rotondoli, una piccola frazione rurale e montana di Ausonia, l'antica Castrum Fractae, fatta di 10 case contate e due ville hollywoodiane di cui una con tanto di piscina. 
La frazioncina è nascosta, a buona parte della modernità (tranne che alle automobili) e agli occhi indiscreti, dalla strada impervia, dall'altezza, dalla fitta macchia mediterranea aurunca e dalla sua assoluta inutilità, almeno per chi non ci abita. 
Dove la vista sia apre, però, si può ammirare uno splendido panorama sulla Valle dell'Ausente sottostante, quasi a piombo, e su tutto il massiccio del monte Fammera che incombe da ovest. 




Salgo dal centro del paese, direttamente verso l'acquedotto. Percorro una strada in salita, fatta tutta di tornanti vertiginosi. Faccio, con molta attenzione, qualche km. di una stradina stretta ma, almeno, asfaltata. Proseguo per un km o poco più. Prima di raggiungere Castelnuovo Parano, attraverso la strada che conduce anche al cimitero, di fronte all'edificio scolastico, raggiungo la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, edificata nel 1636. 
Mi si staglia davanti, quasi all'improvviso, un piccolo gioiello di architettura popolare religiosa, semplice, ai limiti dell'essenza geometrica, ma molto evocativa. La chiesa è incastonata nel verde del falsopiano, appena un fazzoletto di campagna, dominato dalla presenza usuale del monte Fammera che incombe (sempre) da ovest. 




L'abitato di Castelnuovo Parano centro è suddiviso in due piccoli borghi: sul Monte Perano c'è il rione Terra (il capoluogo, a 332 m s.l.m.); più all'interno del territorio i Casali (310 m s.l.m.) rione molto antico, dove domina l'architettura popolare: pieno di vicoli, archi e scalette di pietra; e, infine, una vera e propria frazione, più grande e popolosa del centro storico: la località Valli, più nota come S. Antonio Abate, a cavallo della Strada Statale 630, che porta fino alla Valle dell'Ausente. 
Negli ultimi anni si sta commercialmente sviluppando. 
Assolutamente da visitare, alle Valli, la Chiesetta di Sant’Antonio Abate, facilmente raggiungibile, immediatamente a ridosso della superstrada, subito prima del centro abitato, subito dopo il bivio per Esperia, andando da Cassino verso il mare. 
Si ritiene che la piccola chiesa sia di epoca medievale, coeva del castello e della fortezza. Vi si trovano affreschi di stile bizantino e di scuola cassinese. 
Secondo la tradizione, da Castro dei Volsci giunse fin qui, miracolosamente, il gruppo ligneo della Madonna col Bambino, vincendo per tre volte la dura opposizione dei Castresi. 
La statua viene venerata nel santuario della Madonna del Piano di Ausonia, a qualche km di distanza. Ogni tre anni a Sant'Antonio, presso una cappella sorta dove sostò l'ultima volta la Madonna, le due popolazioni si incontrano per ricordare l'evento.

Nel rione Terra, il più antico dei tre, sorgono ancora una torre e tre porte dell'antica fortezza, quasi in bilico sul piccolo colle Perano. 





Nei primi anni del terzo millennio alcuni sopralluoghi dell'Archeoclub "Lyris" di San Giorgio a Liri hanno portato ad una scoperta sensazionale: una lunga fortificazione di mura poligonali sul Colle Maceralonga, quasi intatta e i resti (poco più di un rudere, in realtà) di una chiesetta medievale sul Colle Santa Lucia. 
Alcuni scavi successivi hanno permesso di rinvenire attrezzi in metallo e resti di manufatti in terracotta (per lo più cocci e pezzi di vasellame), oltre ad alcune calcare. 
Immersa nel verde della ricca vegetazione spontanea locale, la fortificazione in opera poligonale di Colle Santa Lucia e Colle Maceralonga si affaccia su uno scenario spettacolare, dominando a perdita d’occhio la sottostante vallata del Liri-Garigliano. Raggiungibile percorrendo un agevole sentiero che si snoda per ca. un paio di km. tra i fitti boschi locali di querce e faggi, il circuito poligonale si offre agli occhi dei visitatori in tutta la sua possanza strutturale e molto ben conservato nella sua integrità e unità perimetrale, per lunghi tratti, tanto da assurgere ancora oggi a delimitazione catastale per i paesi di San Giorgio a Liri e Castelnuovo Parano. 



Il sito, di grande interesse naturalistico e storico-archeologico, si presenta come un luogo di arroccamento e difesa degli insediamenti vallivi preromani gravitanti attorno alla Valle del Liri, perfettamente inserito in un sistema di intervisibilità con i circostanti centri fortificati d’altura. Ancora oggi si impone sul naturale corridoio di collegamento tra l’entroterra appenninico e il litorale tirrenico, palesando tutto il suo ruolo di fondamentale punto di sbarramento per le popolazioni dirette verso il territorio storicamente assegnato agli Aurunci.
 
La storia di Castelnuovo è assai scarna, anche se di un certo interesse. 

L’abate Desiderio, o Dauferio, a Montecassino tra il 1058 e il 1086, all'epoca dell'apogeo del monastero benedettino (poi papa, col nome di Vittore III) fu tra coloro che in età romanica incarnarono più pienamente la figura dell'abate costruttore e patrono delle arti. 
Poiché da Fratte (l'odierna Ausonia) e da Traetto (l'odierna Minturno) venivano continuamente insidiati i possedimenti dell’Abbazia di Montecassino (da cui la leggenda dei "Duo Leones"), fece edificare, nel 1059, un castello col quale intendeva difendere e delimitare i confini della Terra di San Benedetto ("Terrae San Benedicti"). 
Durante la Seconda guerra mondiale l’abitato e gli abitanti subirono le conseguenze disastrose dei pesanti bombardamenti, degli scontri bellici e delle pesanti incursioni dei "goumiers" marocchini con "carta bianca", trovandosi proprio sulla Linea Gustav. 
Successivamente il piccolo comune fu spopolato da una forte corrente di emigrazione verso l'estero, solo mitigata intorno agli anni '60 e '70, dalla industrializzazione forzosa del cassinate, imposta dai poco lungimiranti (se non miopi) governi democristiani.
Oggi il comune di Castelnuovo Parano conta solo 894 abitanti. 
Gli amanti della pace, della quiete, della natura e delle passeggiate nei boschi, potranno ancora godervi una piacevole sensazione di isolamento. 
Ultimamente il borgo si è dotato anche di alcune accoglienti e preziose strutture ricettive. 
A testimonianza che si può intraprendere anche in piccoli centri montani, lontani dalle grosse vie di transito. L'esatto contrario di quello che suggerirebbero alcune stupide e infondate convinzioni popolari locali. 
Chi può farlo, dovrebbe visitarla e passarci qualche  bella giornata. 
La vita che vi si conduce è ancora quella semplice contadina e montana, fatta di lavori manuali, cose genuine da mangiare, marzoline, pane cotto al forno e olive, un buon bicchiere di rosso robusto e quattro chiacchiere in libertà tra amici.
Un paesino, insomma, come è raro incontrare; dove l'orologio resta sul comodino e, d'estate, (r)esiste ancora il rito della ...controra.

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