martedì 29 maggio 2012

Esercizi di paesologia: Pontinia e San Felice al Circeo.


ESERCICI DI PAESOLOGIA. PONTINIA E SAN FELICE AL CIRCEO.

Prosegue il mio diario di visite paesologiche: il rendiconto delle cose curiose derivante da una serie di viaggi nei paesi e nelle città della provincia di Frosinone e quella di Latina.

Stamattina percorro la famigerata Pontina per raggiungere Pontinia.
Altra cittadina anonima della pianura Pontina.
Altro posto senza storia, senza personalità e senza centro storico.
Alla prima indicazione che trovo sulla mia strada, andando verso Latina, svolto a destra e imbocco un vialone lungo e stretto, un rotolone d'asfalto nero "srotolato" dritto dritto tra i campi verdi che si stendono a destra e a sinistra.
Fortuna, di chi la percorre: il viale è ombreggiato. Altissimi salici, solo salici, poco meno che secolari, lo proteggono dal sole e dal caldo, che qui d'estate dev'essere torrido.
I progettisti di strade del periodo fascista dovevano avere l'ossessione del sole e del caldo: e dovevano  per forza risolvere il problema dell'ombra.
A questo scopo avevano pensato bene, come ad esempio sulla vecchia Appia, di piantare filari di alberi lungo tutto il percorso delle strade, nuove o vecchie che fossero.
La spiegazione ufficiale più accreditata, la vulgata, è che gli alberi dovessero appunto ombreggiare il percorso delle carrozzelle a cavalli, che avanzavano, per ovvie ragioni, molto più lentamente delle attuali automobili.
Gli alberi che vedo ai bordi della strada che mi porta a Pontinia sono, stranamente, secchi o bruciati: chi la percorre, penso agli allegroni che ancora sfumazzano, butta con tutta evidenza le cicche accese dal finestrino appiccando piccoli incendi nelle sterpaglie basse che costeggiano la via; le fiamme si propagano alla parte bassa dei rami estinguendosi subito tra le foglie verdi.
Sulla gigantesca rotonda erbosa che sta proprio all'inizio della città, ci trovi sempre un venditore di frutta di stagione, forse abusivo, forse un piccolo coltivatore in proprio.
Espone la sua merce a chilometri zero sul marciapiedi e indossa sempre un cappellone da gringo che lo aiuta a sopravvivere sotto il sole caldo che alle 10 di stamattina si fa già sentire sulla pelle.
Ha esposto i suoi primi cocomeri. Ne tiene uno "spaccato" che sormonta in due metà praticamente uguali la piccola piramide verde e bianca. Le usa come mostra. Magari le fa anche assaggiare.
La polpa è rossa, rosso fuoco e praticamente senza buccia. Promette di essere acquoso e zuccherino al punto giusto.
Poi ha i meloni: stessa strategia, ne ha aperto uno con la polpa bene in vista, gialla, invitante e, anche questo, promette di essere maturo al punto giusto.
Ed ha esposta anche una cassetta colma di patate che da lontano mi parevano noci di cocco, per quanto erano grandi.
Il paesone si stende in un perfetto piano sulla solita pianta geometrica prevista dai costruttori primigeni ispirati o "costretti" dal razionalismo fascista: lunghissimi viali intersecati ogni 10-15 metri da altre strade più piccole ad angolo retto, sui quali si affacciano anonimi palazzetti tutti nuovi, tutti uguali, tutti bruttini, tutti coi balconi, tutti con gli infissi in alluminio anodizzato.
Il centro della cittadina ospita (come avevo già notato la settimana scorsa anche nella cugina Sabaudia) il Palazzo Municipale con una torre a pianta quadrata non molto alta che affaccia su una piazza brulla, spoglia, senza piante nè aiuole.
Non posso nemmeno fermare qualche indigeno da intervistare; quindi non scoprirò oggi se c'è qualcosa da vedere e se Pontinia ha qualche peculiarità storica, paesistica o gastronomica.
E' un fatto che io non veda librerie, musei o giardinetti attrezzati.
E questo non depone certo positivamente in favore di una vivace attività socio-culturale.
E non vedo nemmeno piste ciclabili, sebbene anche verso il centro abbia incontrato diverse persone che si spostavano in bici, zig-zagando pericolosamente in mezzo alla strada.
Ci sono, invece, diversi distributori di benzina, anche al centro, una mezza dozzina di gioiellerie, diverse macellerie e negozietti di abbigliamento.
La sensazione è che gli amministratori, ammesso che ci siano, siano dediti solo alla ordinaria amministrazione e non abbiano molta fantasia, nè grossa voglia di fare più di quello che sono costretti a fare.
La mia incursione è, comunque, durata troppo poco per poterne cavare giudizi definitivi.
Intanto il mio lavoro è finito: devo muovermi, torno verso casa, ma prima faccio una capatina a San Felice al Circeo, con Sperlonga e Terracina le vere perle marine della provincia pontina.

Percorro la Pontina, stavolta, verso sud, sempre accompagnato dalle zaffate di letame che arrivano ad intermittenza.
La lucetta rossa della riserva carburante inizia a farmi l'occhiolino.
Mi fermo in una stazione di servizio della Erg, il distributore di ...Totti.
L'esercente, un arzillo e occhialuto, vecchietto che parla con uno spiccato accento romano ma sta a 100 km da Roma, ci tiene a farmi sapere che di lì passa spesso il famoso calciatore e la'altrettanto famosa moglie. Tiene appeso al box, come fosse una reliquia o un reperto archeologico di uguale inestimabile valore, un cartello di cartone, sul quale, con un grosso pennarello Totti ha aggiunto di suo pugno, col pennarello nero, alle scritte già esistenti, Terracina, Sabaudia e Sperlonga: "ER CIRCEO".
Magari nello stesso distributore sarà passato qualche premio Nobel che non giocava a pallone ma non ha lasciata traccia e nessuno si pregia di ricordarlo con lo stesso entusiasmo.
Mah! Così va il mondo!
Arrivo al bivio per San Felice, svolto, mentre il solito camionista impaziente ma cortese mi strombazza dietro e mi mostra gentilmente la strada che devo fare, esponendo fuori dal finestrino il suo dito medio.
Devo percorrere ancora 5 km per arrivare al centro della cittadina, notissima per le vacanze estive di molti vip e per il profilo della montagna nella quale molti vedono il volto la maga Circe.
La strada è interrotta da artistici, colorati, quanto invisibili (sono tutti all'ombra e difficilmente avvistabili) dissuasori di velocità: ci arrivi in velocità, ci salti sopra rimbalzando rumorosamente con l'auto e ti ricordi che, oltre a rallentare, devi pure fare un salto dal tuo meccanico per un controllo degli ammortizzatori.
Dentro il centro abitato è tutto un pullulare di negozietti inneggianti alla maga omerica: pizzeria circe, macelleria circe, perfino un'officina maga circe e altre amenità.
Oppure piccole botteghe con l'ingresso sormontato da pretenziose insegne scritte in inglese. Evidentemente strizzano l'occhio ai sempre meno numerosi turisti anglofoni.
All'improvviso una riflessione: ma se c'è la crisi e non se ne esce; se tutti si lamentano che non ci sono più soldi in giro perchè ci sono così tante banche, e ultimamente se ne vedono sorgere sempre di più e sempre più nuove? Misteri per Kazzenger!
Mentre sono assorto in queste riflessioni sui massimi sistemi vengo svegliato dal rombo inconfondibile di un motore da 4.000 cavalli: passa una Ferrari imballata dal traffico, poi una Maserati seguita da una Cayenne.
A proposito di soldi!
Ovviamente a San Felice abbondano le agenzie immobiliari e i cartelli rossi e verdi: Affittasi! Locasi!
Per i pochi o tanti che ancora possono permettersi di sborsare i 4-5.000 euro richiesti in alta stagione per un appartamentino di 30 mq o i 30.000 richiesti per una villetta che fa sicuramente più status ed è anche più riparata dagli sguardi indiscreti dei celebrity-watchings.
Mentre sono fermo sulla via principale assisto al via vai ininterrotto di grossi Suv e fuoristrada che arrogantemente calpestano l'asfalto con pneumatici da camion e cerchi da 18 pollici e con le loro grosse marmitte argentate irrorano l'aria di venefici miasmi carbonici.
Sembra che loro unica ragione di esistenza sia ingolfare le strette strade cittadine ed occupare due o tre parcheggi per volta.
Sono fermo in macchina da un po quando mi accorgo che sto cominciando a sudare: saremo intorno ai trenta gradi ed è solo il 29 Maggio.
Il caldo, a ferragosto, qui dovrà essere infernale.
Me lo conferma pure un facondo macellaio al quale mi rivolgo per sapere qualcosa di più della città.
E' in vena di confessioni, anche perchè al momento non ha clienti carnivori.
Mi confida di servire tutti i vip e le teste coronate del circondario.
Annovera tra i suoi clienti famosi attori, attrici, registi, principi e principesse e mi snocciola i nomi dei soliti noti del gossip, qualcuno pure morto, come il povero Castagna.
Poi aggiunge fiero che quando porta la carne ordinata preventivamente dal maggiordomo alla villa della principessa Cruciani sulla montagna della maga, le guardie del corpo ispezionano la sua auto, i grossi incarti di carne e pure lui. Avranno molto da fare dato il volume del suo corpaccione cresciuto a dismisura con vagonate di bistecche di vitello
Però, non c'è niente da fare. Se vuoi sapere le cose del posto devi parlare con la gente che incontri per strada.
Ormai sono le 12,30, stanco e affamato e accaldato non vedo l'ora di raggiungere le mie colline ciociare, meno rinomate ma sicuramente più fresche.
Faccio a ritroso la strada verso casa.
Il panorama mozzafiato, lungo la Riviera d'Ulisse, che mi godo percorrendo la Flacca, affacciata su un mare azzurro e calmo, mi riconcilia col mondo.

SMR


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