mercoledì 30 maggio 2012

Ma pò sa lattara chi era?


Oggi pomeriggio - saranno state le 15,30 - percorrevo a passo svelto (forse, illudendomi di fare un po di walking dimagrante), Via 4 Novembre: il decumano principale del mio paese, insieme a Viale della Libertà; la strada che separa casa mia dal mio negozio.
Lungo il lungo tragitto, peraltro deserto, incontro una sola persona: una signora anziana che conosco, ma di cui, colpevolmente, non ricordo mai il nome, nemmeno quando viene al negozio a comprare i ...lazzetta (come chiamano le catenine d'oro dalle mie parti).
Mi ferma e, in dialetto stretto,  quasi schiva, mi fa: "O sai ca stonco a legge iu libru teo! O sai ca, puru vecchia come so, (in effetti, avrà l'età di mia madre: 80 anni suonati) ì certe cose m'avea propiu scordate!
...Zi Sandigliu gliu strammaru ...Giuavagni re fanfarrone ....Girardu, .... ma po la lattara chi era?"
Le rispondo cortese, anzi amorevole, come stessi rivolgendomi a mia madre.
(Devo rispetto ad una persona più anziana, uno dei miei pochi lettori e, per giunta, anche mia cliente. Si chiamano pubbliche relazioni o riconoscenza?).
Ma parlo in italiano: "In effetti la lattaia è un personaggio inventato da me: ho preso spunto da un quadro. (n.d.r. La lattaia, anzi, la donna che mesce il latte di Vermeer) Ma, nella realtà, le lattaie erano due persone diverse: quando ero piccolo piccolo andavo da zia Petronilla ai Lormi, la mamma della vecchia guardia comunale; da più grande sono andato da Amelia al Quarto, la moglie del Mulino. Le conoscevi quelle signore, no!"
Risponde, stavolta parlando un corretto italiano anche lei: "Si le conoscevo. E il tuo libro mi piace molto. Grazie per avermi fatto ricordare certe cose che avevo dimenticato! Specialmente alla mia età fa molto piacere ricordarle."

Ecco! Io penso che se uno dei miei obiettivi era (anche) quello di far rivivere attraverso i miei racconti, le mie storie, i miei personaggi, un modo di vivere e di intendere la vita, l'apprezzamento di quella signora testimonia che almeno quell'obiettivo è stato raggiunto. E questo apprezzamento semplice ma vero, che arriva da una persona altrettanto semplice culturalmente ma onesta, è il migliore riconoscimento a cui io potessi aspirare.

Del resto - come diceva il maestro Raffaele Di Siena - è vero:
"Non conta vendere 10 copie di un libro che nessuno legge; conta di più vendere una copia che invece leggono in dieci!" :-)


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