mercoledì 16 febbraio 2011

Tractent fabrilia fabri.

Mi è capitato tra le mani uno smilzo libricino edito a cura della SanPaoloAudiovisivi titolato Guida alla visione: "Il posto delle fragole".

E' una di quelle pubblicazioni che dovrebbero dettare le linee guida per l'analisi dei film dopo la proiezione.
Quelle che negli anni settanta si chiamavano cineforum.
Quelli di cui Ingmar Bergman aveva il completo monopolio.

"Le schede - recita una breve presentazione - sono una presenza critica e un servizio alla cultura e alla scuola e si propongono come guida alla lettura del film e come indispensabile strumento per una sicura utilizzazione didattica delle migliori opere della cinematografia mondiale".

Sempre che siano curate da veri conoscitori della materia trattata, aggiungerei io.
E non contengano errori e strafalcioni fuorvianti.

Il paragrafo: "Tematiche affrontate", infatti, si apre con una sesquipedale castroneria:
"Fallimento umano sul piano professionale e affettivo". (Sic!)

Ora, è vero che uno dei temi centrali del film è proprio il fallimento umano ed affettivo del dottore, ma l'attività professionale proprio non c'entra nulla.
Se qualcosa ad Isak Borg non può contestarsi è di essere un fallito professionalmente.
E mi chiedo: ma il redattore il film lo ha visto?
E sì! Perchè dimentica clamorosamente che l'anziano dottore si reca a Lund, proprio per presenziare al suo Giubileo.
Verrà premiato per i 50 anni continuati di esercizio della sua professione medica, oltre che onorato dall'attribuzione di una alta onorificenza accademica: il titolo di "Doctor Mirabilis".

Ma vi è di più.
Il dottore non riceve solo riconoscimenti ufficiali, ma anche attestati di stima popolari.
Sulla strada che percorre in macchina da Stoccolma a Lund, riceve infatti i complimenti e le felicitazioni dell'entusiasta gestore del distributore (Max von Sidow, ndr), un suo concittadino che lo ringrazia per aver aiutato la moglie a mettere al mondo i suoi figli e non nasconde il sincero rammarico per non aver potuto continuare ad approfittare della professionalità del dottore, che molti anni prima aveva abbandonato il paese per inurbarsi nella capitale.

Niente di più lontano nel film è, quindi, la errata affermazione iniziale e niente di meno veritiero rispetto alle reali problematiche affrontate da Bergman nel suo capolavoro.
Chiudo con un accorato consiglio: ben venga la divulgazione delle opere del Maestro ma attenzione a quello che si afferma e, soprattutto, a quello che si scrive.

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