giovedì 12 luglio 2012

Esercizi di paesologia: CISTERNA DI LATINA.

Percorro la Pontina. 
Non c'è traccia del traffico di cui parla la radio nelle rubriche del viaggiatore informato.
Raggiungo abbastanza facilmente Latina.
Qui il traffico si è un po intensificato. Ma solo un po.
Mi lascio l'uscita per Via Isonzo sulla destra e sfilo via, proseguendo per Cisterna.
A pochi chilometri di distanza, sedici per la precisione, dopo un lungo rettilineo a due corsie (sono abituato a questa tipologia di strade da quando percorro la Pianura Pontina), ecco comparire, appena dopo Borgo Podgora, Cisterna, un comune di oltre trentamila abitanti.
Un paesone o una piccola città, a seconda di come lo guardi e della rposopopea di quello con cui parli.
La città, quasi tutta bassa, deve il suo nome a un serbatoio d'acqua voluto da Nerone (imperatore romano dal 54 al 68 d.C.) affinché si riuscisse a rifornire la vicina cittadina di Anzio, nonché sua città natale.
Luciano il pasticciere (dove mi fermo ad addentare un ottimo bombolone alla crema pasticcera, morbido e saporito), invece, mi spiega che si chiama così perchè durante la costruzione della Via Appia (Regina Viarum) alle sue falde d'acqua, imbrigliate in enormi vasche al bordo della strada si abbeveravano i cavalli della posta.
Forse ha ragione anche lui.
Il Comune, ad ogni modo, incentra la propria economia sull'agricoltura, in particolar modo sulla produzione di kiwi molto apprezzati in tutto il territorio nazionale; e questo è un ottimo modo per sfruttare l'abbondanza d'acqua.
Percorro a piedi Corso della Repubblica per almeno un km.
E' pieno di negozi, di tutti i tipi. Ma non c'è traccia di librerie: i cisternesi non leggono, oppure vanno a comprare i libri a ...Velletri.
Mi siedo davanti al monumento ai caduti, all'ombra di grossi tigli che delimitano il vialetto d'accesso ci sono, a serie di tre, delle panchine di ferro traforate dai colori improbabili, ma ben assortiti: viola, rosa fucsia e pervinca; che diventano pervinca, rosa fucsia e viola nella serie successiva. Poi un'altra volta viola, rosa fucsia, pervinca.
Il alto, alla sommità di tre colonne dalle altezze sfalsate e colorate pure loro di viola ci sono come dei leggii.
Una cervellotica installazione di un altrettanto cervellotico progettista.
Non trovo nessuno che mi spieghi cosa significhi quello scandalo; io da solo non riesco a trovare una lettura plausibile.
Il tempo minaccia: in una buona mezz'ora della mia lettura i tigli mi riparano dalla pioggia, poi dal sole, poi ancora dalla pioggia.
Cisterna è nota ai più per essere la città dei butteri, tipici dell'Agro Pontino oltre che della Maremma Toscana; si tratta di pastori a cavallo un tempo molto più frequenti di oggi che fanno da protagonisti con il loro caratteristico abbigliamento di alcune esibizioni a cavallo: tra le più note nel territorio spicca la 'Corsa all'Anello' che nel mese estivo di Agosto rallegra la cittadina.
Attingo la chiotta notizia da un piccolo opuscolo turistico rubato da un leggio lungo il corso.
Risulta chiaro "ictu oculi" che chi cercasse qualcosa di bello da vedere a Cisterna centro non troverebbe niente.
Il solito Luciano mi dice che delle antiche vestigia non è rimasto niente: la città è stata, quasi completamente, rasa al suolo durante la IIa Guerra Mondiale.
E' meglio, quindi, che un eventuale turista rivolga la sua attenzione ai dintorni: ci troverebbe i Giardini di Ninfa.
Ed è lì che io mi dirigo.


"Ninfa è stata dichiarata Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000 al fine di tutelare il giardino storico di fama internazionale, l’habitat costituito dal fiume Ninfa, lo specchio lacustre da esso formato e le aree circostanti che costituiscono la naturale cornice protettiva dell’intero complesso. L’istituzione del Monumento Naturale è l’ultimo tassello di un percorso che ha avuto inizio in epoca romana quando, nei pressi dell'attuale giardino, fu costruito un tempio dedicato alle divinità delle acque sorgive, le Ninfe Naiadi, da cui l’omonimo fiume Ninfa."
(dal sito ufficiale Fondazione Roffredo Caetani)
 



SMR

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