sabato 28 luglio 2012

Piccola storia n.3 Don Peppino, il prete che vedeva lontano.

 Dalla mia raccolta di racconti paesologici: Le stagioni della lattaia, metto qui un estratto della Piccola storia n.3, quella che riguarda Don Giuseppe Lavalle ....il prete che vedeva lontano.


"...Don Peppino era un musicista competente e discreto pianista. Sebbene, per l’artrosi e per la pratica quotidiana, si ritrovasse delle mani mostruosamente deformate. Le ricordo ancora quelle sue dita lunghe e ossute, annerite dalla nicotina e dall’inchiostro. La punta arrotondata le faceva somigliare a un mazzetto rinsecchito di quei funghi che si trovano nei nostri boschi. Come li chiamano? Mazze di tamburo! Per lo più Don Peppino suonava ad orecchio, senza spartito, un vecchio organetto a mantice. Con quello amava accompagnare tutte le funzioni - matrimoni o funerali che fossero. Non si era mai abituato al monumentale organo dalle cento canne donato alla chiesa dagli emigrati in America - molto più divertente ma anche molto più complicato. Solo quando glielo chiedevano espressamente, e non poteva sottrarsi, gli toccava salire ansimante la ripida scala di pietra viva che, inerpicandosi, si avvitava nel ventre scuro del vecchio campanile - sospirando come se andasse al patibolo. Così raggiungeva il coro. Dove prendeva posto, con un saltello, sullo scivoloso panchetto di cipresso. Troppo alto e troppo grande per lui. Si accomodava e dopo aver smanettato per un po’ sul milione di tasti, leve e pulsanti che aveva davanti, cominciava a strimpellare rabbiosamente.    Qualche volta continuava ad accordare l’impegnativo strumento con una mano, mentre con l’altra eseguiva un’aria a caso pestando le dita sui tasti. Spingendo su per le canne le sue strane armonie. Altre volte, fra lo stupore generale, confondeva le melodie. Allora era subito richiamato dalla gomitata insolente dell’allievo sfrontato che sedeva sempre al suo fianco. Cominciava daccapo, come se niente fosse successo. Cantando con voce stentorea, nel latino latinorum che odiavamo, i testi sacri che solo lui conosceva a menadito - stavolta intonando le note giuste."

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